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Il caso
14 Ottobre 2025 - 11:32
Una delle scale mobili fuori uso
In città già si ravvisano i primi segni dell’autunno: i termosifoni sono pronti ad accendersi ufficialmente da domani. Con loro le foglie secche che cadono dagli alberi e si accumulano sui denti delle scale mobili della linea metropolitana. Che, insieme alla pioggia, ne fanno il mix letale contro ogni buon funzionamento.
Così, anche se se ne parla da diversi anni, la Città — che negli ultimi inverni ha dovuto fare i conti con manutenzioni continue alle scale mobili funzionanti a intermittenza — promette un pronto intervento. La fermata di Pozzo Strada, ad esempio, era rimasta ferma per ben due anni per via di un intervento particolarmente delicato necessario). Niente di nuovo, in realtà, dal momento che se ne parla da anni — già dalla Giunta Piero Fassino, nel 2014 — e che la Linea 1 ha ormai 19 anni di vita sulle spalle. «Sono sempre rotte perché esposte alle intemperie», aveva rivelato l’allora assessore con deleghe alla Mobilità Claudio Lubatti già nel lontano 2014. «Questo comporta oneri gravosi per il Comune, costretto a pagare onerosi contratti di manutenzione per guasti che non si possono evitare e per la continua usura dei componenti», aveva poi specificato.
Lo stesso concetto che più di dieci anni dopo ribadisce il sindaco di Torino Stefano Lo Russo: «La nostra Linea ha dei difetti congeniti. Se ci fossero state le coperture si sarebbe fatto meglio, all’epoca», dice stamattina ai microfoni di Toradio. Proprio i suoi difetti congeniti impedirebbero, oggi, anche di prolungare in orario notturno il funzionamento della Metro 1. «È stata pensata trent’anni fa. Ha bisogno di lunghi tempi tecnici affinché quando si parte si sia in sicurezza».
La soluzione, pronta da mesi, è la realizzazione di pensiline di copertura per proteggere gli impianti dalle intemperie. Il progetto, in fase avanzata, prevede strutture trasparenti con il nome della fermata sul tetto e pannelli colorati visibili, guardando verso l’alto. Ma qual è lo stato dell’arte? Trovata la soluzione, il progetto nei mesi scorsi è passato al vaglio della Soprintendenza, che però lo ha riconsegnato a Infra.To con delle richieste di modifica.
Manca, poi, ancora la "copertura (finanziaria) per la copertura (fisica)": 15 milioni la quota stimata per realizzarla (sommando una cifra che oscilla tra 250–300 mila euro per singola struttura). «Abbiamo dato al nuovo amministratore delegato Guido Mulè (di Gtt, ndr) un forte impulso per recuperare i fondi necessari alla manutenzione della linea metropolitana, ma c’è un grosso ritardo strutturale da recuperare», afferma ancora il sindaco.
Nel frattempo, Infra.To fa sapere di «stare per chiudere il progetto». Ad eccezione della stazione di Porta Nuova, «la cui conformazione architettonica va preservata», spiegano dall’ente, «ci sono coperture che possono essere adattate sulle altre stazioni. Ma la fattibilità dipende dalle risorse». Obiettivo: chiudere il progetto entro fine anno.
Un altro «errore di valutazione» da parte degli ideatori della Linea sarebbe poi stato quello di prevedere componenti proprietari, determinando il fatto che quando mancano dei componenti c’è un solo operatore in grado di fornirli. Un errore che il sindaco vuole scongiurare per la Linea 2 (il percorso di 28 chilometri che collegherà Rebaudengo a Orbassano/Pescarito entro il 2032). «Obiettivo della Linea 2, che sarà la più grande opera pubblica dell’Italia del Nord-Ovest, avere un meccanismo interoperabile, per fare sì che il gestore possa fare gara con un’offerta di mercato un po’ più larga». «Sarà una linea che non avrà i problemi della Linea 1», assicura infine.
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