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La conferenza
18 Ottobre 2025 - 16:57
Mattinata intensa per il Partito Democratico del Piemonte, per l'atteso incontro con esperti, operatori del settore e rappresentanti istituzionali sul tema della sanità pubblica, all’interno della due giorni titolata “La salute è un diritto”. L’intento è chiaro: inserirsi con forza nel dibattito che sta accompagnando l’approvazione imminente del nuovo Piano socio-sanitario regionale e delineare un “contro-piano”, fissando quel che del testo dell’assessore regionale alla Sanità Riboldi non convince.
Inadeguato per i Dem: “Manca un’analisi solida, strumenti operativi e viene a mancare il coraggio di fare scelte forti su personale, territorio e modalità di cura. Non si può riformare la sanità se non si parte dai bisogni reali di cittadini e territori”, la loro premessa.
“Serve un piano straordinario di assunzioni, e che si recuperi il gap certificato da Agenas che ha visto quasi tutte le regioni crescere nel personale, ad eccezione del Piemonte (500 infermieri e 300 medici in meno dal 2013)”, ha spiegato il segretario regionale Pd, Domenico Rossi, prendendo la parola.
Uno dei punti centrali è la medicina territoriale: poter curare vicino ai luoghi di vita, potenziare il ruolo dei servizi di prossimità, intervenire sulla salute mentale e diminuire il ricorso al ricovero ospedaliero. Oggi la sanità piemontese è segnata da carenze strutturali — personale insufficiente, liste d’attesa sempre più lunghe, e un uso spesso massiccio di gettonisti per sopperire ai vuoti.
Roberto Speranza, già ministro della Sanità, ha incalzato con toni decisi: “Come Partito Democratico sentiamo il dovere di difendere il sistema sanitario nazionale con il coltello tra i denti. Il diritto alla salute è alla base del nostro patto sociale. Mai può essere negato. Dobbiamo giocare in attacco con le riforme per garantire l’universalismo a cui non rinunceremo mai”.
Dal nazionale, Marina Sereni — responsabile salute del Pd — ha rilanciato le questioni macro: il cambiamento demografico, l’invecchiamento, le malattie croniche, l’innovazione terapeutica. “Difendere il SSN di stampo universalistico”, ha detto, “richiede una battaglia per le risorse: avvicinare la spesa sanitaria italiana alla media europea (circa 7% del PIL) è un obiettivo imprescindibile”.
L’assemblea si è svolta in un clima reso ancora più teso dalle ultime emergenze emerse nella sanità piemontese. Nella provincia di Cuneo, infatti, la Regione — dopo il polverone delle prenotazioni fantasma alzato dalla consigliera regionale di Avs Giulia Marro — ha formalmente qualificato come “pratiche improprie” e “diciture non conformi” le procedure adottate nelle agende dell’Ospedale Santa Croce e Carle e dell’ASL Cuneo 1. Prenotazioni notturne, ecografie il giorno di Natale e diciture come “la data non è reale” sono stati usati su decine di migliaia di appuntamenti.
La cifra parla da sola: 24mila appuntamenti con data fittizia solo all’ospedale, e 5.500 nell’Asl Cn1. Numeri che pesano, soprattutto se confrontati con le 110mila prestazioni aggiuntive che la Regione ha rivendicato come un successo contro le liste d’attesa. Il caso Cuneo, così, fa da cartina di tornasole: “Se a Cuneo si poteva arrivare a tanto, cosa succede altrove?”, la domanda latente.
Tra le misure poste immediatamente in atto dal Grattacielo, oltre a “eliminare tutte le diciture non conformi”, anche quella di “attivare nuove agende con disponibilità reale”. Mentre l’assessore Riboldi continua a rivendicare: “Sulle liste d’attesa è in atto un’inversione di tendenza che deve essere consolidata nei prossimi mesi. Lo sforzo prosegue. Per il personale, dal 2019, pur in un contesto di grande difficoltà nel reperimento di personale, siamo cresciuti di 4mila unità”.
“Il solito stucchevole ripetersi di accuse per avere qualche titolo sui giornali e rilanciare la Conferenza regionale sulla sanità che vedrà addirittura la presenza dell’ex ministro Speranza. Auguri!”, chiosa provocatorio.
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