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L'annuncio

L’ex sindaca: «Voglio dare un segnale», così Lo Russo è salvo dal veto M5S?

Le dimissioni e l’attacco di Appendino al “suo Movimento”: «Basta rincorrere alleanze»

Da destra Chiara Appendino e Alberto Unia

«Non ho molto da dire. Sono oggettivamente dispiaciuto. Capisco quanto è facile fare certe scelte. Ora c’è bisogno di un’analisi seria». Il coordinatore piemontese del Movimento 5 Stelle Alberto Unia, insieme ai suoi, appare stordito dalla decisione, ufficializzata solo in tarda serata di sabato 18 ottobre dall’ex sindaca di Torino pentastellata, di abbandonare la carica di vicepresidente del Movimento. Chiara Appendino, con un lungo post su Facebook pubblicato dopo l’altrettanto lunga riunione con l’ex vicepremier e numero uno dei 5S Giuseppe Conte, sputa il rospo, con parole più chiare e pragmatiche dei giorni scorsi. Da circa una settimana, infatti, il Movimento provava a intercettare i suoi movimenti per scoprire cosa covasse. «A breve vi dirò se mi dimetto», si era capito dalle chat interne. Poi il post con cui conferma la decisione di dimettersi «proprio per amore verso questa casa politica», dice. Avvertendo: «Voglio dare un segnale politico. Il Movimento 5 Stelle non riesce a intercettare chi si sente ai margini, dobbiamo chiederci perché chi si sente tradito dalla politica non riconosce più in noi la speranza di un cambiamento».

Al centro delle accuse di Appendino la tendenza a “snaturarsi”, perdendo la propria identità politica, alla rincorsa di alleanze forzate. Come l’ultima toscana (4,3%). Non sarebbe la prima volta che accade: l’ex deputato Alessandro Di Battista, dopo l’asse col governo Draghi aveva lasciato dicendo «Questo movimento non parla più a nome mio». Poi lo “sgambetto” al suo fondatore, Beppe Grillo, la scissione col partenopeo ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La sensazione, cioè, è che se ne siano persi tanti per strada. E lo stesso può dirsi degli elettori.

Lo conferma anche parzialmente Unia: «Che abbiamo perso appeal nel tempo verso gli elettori è evidente. Ma quali siano le cause - spiega - è da capire. Siamo in un periodo di transizione importante. Bisogna comprendere dove stiamo andando davvero». Ma poi prova ad assolversi: «Rimaniamo poco tradizionali: poco politici e più popolo. Certo, l’esperienza politica un po’ ci ha cambiato...», aggiunge Unia.

Proprio la Torino di Appendino, però - anche se lei non lo dice esplicitamente - sembra essere uno dei terreni su cui la “perdita di identità” del suo Movimento si consuma. Lo aveva già affermato con forza alla Festa dell’Unità, a casa del Pd. «Serve discontinuità: né io né Lo Russo». Mentre i suoi, seppur dubbiosi nei confronti di un asse 5S-Pd-Avs, per le prossime Amministrative sul capoluogo «non fanno aut-aut di nessun genere. Si valuteranno gli obiettivi di coalizione», afferma Unia. Per ora, così, sul campo largo si va molto cauti. 

Lo Russo, come una sfinge, evita qualunque commento sull’ex avversaria e nel frattempo cura capra (Avs) e cavoli (la neo-“Casa Riformista di Italiav Viva).

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