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Lo studio
06 Novembre 2025 - 15:35
Sembra banale, ma avere vivere a contatto con la natura, anche quella urbana, fa la differenza: migliora l'umore, riduce lo stress, fa bene alla salute. Il problema è che non tutti possono permetterselo. O meglio, non tutti ci hanno accesso. Un nuovo studio internazionale coordinato dall'Università di Torino, pubblicato sulla rivista People and Nature, conferma quello che in molti già sospettavano: nei quartieri benestanti c'è molta più biodiversità che in quelli poveri. E questo non succede solo a Torino o in Italia, ma in tutto il mondo.
Gli scienziati lo chiamano Luxury Effect, effetto lusso. Tradotto in parole semplici significa che chi ha più soldi vive in zone dove ci sono più verde, più animali, più vita. Chi invece abita in quartieri degradati o economicamente fragili si deve accontentare di cemento e poco altro. Una disuguaglianza che non riguarda solo l'estetica delle strade, ma ha conseguenze concrete sulla vita delle persone.
«La biodiversità urbana è un bene fondamentale, ma non è distribuita in modo equo», spiega Irene Regaiolo, ricercatrice dell'Università di Torino e prima firma dello studio realizzato nell'ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC). «Chi vive in contesti svantaggiati, spesso già colpito da altre forme di disuguaglianza, ha meno accesso a spazi verdi e ai benefici che ne derivano: una vera e propria forma di ingiustizia ambientale».
Non si tratta quindi solo di avere un bel panorama dalla finestra. Gli spazi verdi incidono sulla qualità dell'aria, sulla temperatura (chi vive vicino ai parchi soffre meno il caldo), sulle possibilità di fare attività fisica all'aperto. Insomma, sono una questione di salute pubblica.
I ricercatori hanno passato al setaccio oltre 120 studi condotti in più di 100 città sparse in tutti i continenti. Il risultato? Il divario verde è evidente praticamente ovunque, soprattutto nelle città di Paesi con ricchezza media o sotto la media. Nei contesti di estrema povertà o di grande ricchezza, invece, le differenze tendono a essere meno marcate.
Dan Chamberlain, coordinatore dello studio, mette il dito nella piaga: «Il nostro lavoro mostra come il problema sia più marcato proprio nei Paesi con minori risorse. Paradossalmente, dove la natura potrebbe avere un impatto maggiore sulla qualità della vita, essa è distribuita in modo più diseguale».
Capire le cause di queste disparità è il primo passo per provare a risolverle. Secondo i ricercatori, servono politiche urbanistiche che puntino a distribuire il verde in modo più equo, garantendo spazi di qualità anche nei quartieri meno fortunati. Non basta piantare alberi: bisogna creare aree verdi curate, accessibili, che abbiano davvero un impatto sulla vita quotidiana delle persone.
Il messaggio finale dello studio è chiaro: l'accesso alla natura non può essere un privilegio per chi se lo può permettere. Deve diventare un diritto, una priorità nell'agenda delle amministrazioni locali. Perché una città più verde è una città più sana, più vivibile e, in definitiva, più giusta per tutti.
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