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Lo scandalo dell'Asl TO4
10 Novembre 2025 - 05:50
«Portami a casa. Portami a casa». È un refrain che, una volta ascoltato, non smette di battere nella testa. Non è soltanto la supplica di un uomo di 101 anni; è il suono di un allarme che attraversa le corsie di un reparto di lungodegenza e interroga un intero sistema. A pronunciarla, dal letto dell’ospedale di Settimo, era Giuseppe Turchetto, nato a Venezia, poi trasferitosi a Settimo. Era ricoverato dall’11 al 24 marzo 2024, quando è deceduto. Oggi il suo nome è uno dei quindici che compongono il quadro delle vittime al centro della seconda inchiesta sulla sanità canavesana condotta dalla Procura di Ivrea. Un’indagine che, stando agli atti, ha spinto i magistrati a chiedere la misura cautelare dell’interdizione dalla professione per dodici mesi nei confronti di ventiquattro tra medici e infermieri in servizio nel reparto di lungodegenza dell'ospedale di Settimo.
È lecito chiedersi: l’ibrido pubblico-privato ha lasciato zone grigie nei controlli? Chi, in ultima istanza, doveva garantire la qualità e la tracciabilità di ogni atto assistenziale? «Se le accuse venissero confermate, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita», è la chiosa del manager
I sindacati: allarmi inascoltati
La Cgil Funzione Pubblica, con Paolo Manassero, rivendica una presenza costante in ospedale e afferma di aver segnalato «da tempo» alla Regione e a Saapa «alcune anomalie nella gestione del personale da parte della ditta Cm Service», incaricata dei servizi socio assistenziali e infermieristici. Il quadro tracciato è specifico: «situazioni in cui un operatore, fisioterapista o infermiere, risultava contemporaneamente impiegato in due reparti diversi, con conteggi falsati del minutaggio». Se confermato, osserva Manassero, si tratterebbe di «forzature gestionali».
Le domande che restano
Che cosa non ha funzionato tra il letto dell’anziano e la catena dei controlli? Chi certificava la necessità di una contenzione e la rinnovava, chi garantiva che fosse l’ultima ratio e non la scorciatoia alla carenza di personale? Le ispezioni dell’Asl To4 e dell’Asl Cuneo 1 serviranno a comporre il mosaico, mentre la Procura di Ivrea porterà in giudizio, se lo riterrà, le responsabilità personali. Davide Turchetto, intanto, annuncia che, una volta conclusa l’inchiesta, valuterà di costituirsi parte civile.
La dignità delle vittime, quella presunta e quella riconosciuta, passa anche da qui: dalla capacità delle istituzioni di fare luce senza sconti e dei reparti di rimettere al centro la persona. Perché l’ultima frase che un paziente pronuncia in corsia non dovrebbe mai essere un appello alla fuga, ma una richiesta di cura che trova ascolto.
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