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Lo scandalo dell'Asl TO4

"Portami via", l'ultima supplica di Giuseppe, morto a 101 anni legato a un letto

Quindici anziani ricoverati e maltrattati all'Ospedale di Settimo. L'Asl manda (ora) i controlli

settimo, lungodegenza sotto inchiesta: la voce di una famiglia e i nodi della gestione

«Portami a casa. Portami a casa». È un refrain che, una volta ascoltato, non smette di battere nella testa. Non è soltanto la supplica di un uomo di 101 anni; è il suono di un allarme che attraversa le corsie di un reparto di lungodegenza e interroga un intero sistema. A pronunciarla, dal letto dell’ospedale di Settimo, era Giuseppe Turchetto, nato a Venezia, poi trasferitosi a Settimo. Era ricoverato dall’11 al 24 marzo 2024, quando è deceduto. Oggi il suo nome è uno dei quindici che compongono il quadro delle vittime al centro della seconda inchiesta sulla sanità canavesana condotta dalla Procura di Ivrea. Un’indagine che, stando agli atti, ha spinto i magistrati a chiedere la misura cautelare dell’interdizione dalla professione per dodici mesi nei confronti di ventiquattro tra medici e infermieri in servizio nel reparto di lungodegenza dell'ospedale di Settimo.



La voce del nipote
Una supplica raccontata da Davide Turchetto, ex consigliere comunale di Settimo e nipote di Giuseppe. Una voce che non alza i toni, ma pone domande scomode. «Io non mi ero mai accorto che quei metodi potessero essere inadeguati», ammette, riferendosi a quanto emerso dalle immagini delle telecamere installate dalla Guardia di Finanza: per alcuni giorni Giuseppe Turchetto sarebbe stato legato al letto con una cintura all’addome e fasce ai polsi, un set di contenzioni che, secondo gli inquirenti, non sarebbe stato correttamente monitorato.



Quindi anziani maltrattati
Il fascicolo della Procura di Ivrea parla di presunti maltrattamenti che avrebbero riguardato quindici anziani nel reparto di lungodegenza dell’ospedale di Settimo. A fondare il sospetto, oltre alle testimonianze, ci sono le riprese della Guardia di Finanza. L’ipotesi accusatoria, ancora tutta da verificare nelle aule di giustizia, è severa: quelle contenzioni non sarebbero state gestite e monitorate secondo i protocolli attesi. O, ancor peggio, la società che gestiva quell'ospedale frutto di una intesa di pubblico e privato, usava protocolli vecchi. Non c'erano professionalità, anche a livello di manager, che potessero verificare? E i manager dell'Asl?



L'Asl TO4 si difende con le ispezioni
Sul fronte istituzionale, Luigi Vercellino, direttore generale dell’Asl To4, ha illustrato una sequenza di verifiche già avviate. La commissione di vigilanza dell’Asl To4 ha effettuato un controllo nei reparti lo scorso mese; in parallelo, su richiesta della Regione Piemonte, la commissione di vigilanza dell’Asl Cuneo 1 è intervenuta per ispezionare i reparti di lungodegenza e riabilitazione. È un doppio sguardo che prova a mettere a fuoco procedure, turni, aderenza alle regole. Vercellino ricorda inoltre un elemento cruciale: «la gestione diretta dell’ospedale è ancora di Saapa», società partecipata da Asl To4 insieme alla Asl Città di Torino e al Comune di Settimo. E chiarisce che è in corso «una fase di transizione con la Regione per il superamento della forma di sperimentazione pubblico privata che ha gestito la struttura».

È lecito chiedersi: l’ibrido pubblico-privato ha lasciato zone grigie nei controlli? Chi, in ultima istanza, doveva garantire la qualità e la tracciabilità di ogni atto assistenziale? «Se le accuse venissero confermate, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita», è la chiosa del manager

I sindacati: allarmi inascoltati
La Cgil Funzione Pubblica, con Paolo Manassero, rivendica una presenza costante in ospedale e afferma di aver segnalato «da tempo» alla Regione e a Saapa «alcune anomalie nella gestione del personale da parte della ditta Cm Service», incaricata dei servizi socio assistenziali e infermieristici. Il quadro tracciato è specifico: «situazioni in cui un operatore, fisioterapista o infermiere, risultava contemporaneamente impiegato in due reparti diversi, con conteggi falsati del minutaggio». Se confermato, osserva Manassero, si tratterebbe di «forzature gestionali».


Le domande che restano
Che cosa non ha funzionato tra il letto dell’anziano e la catena dei controlli? Chi certificava la necessità di una contenzione e la rinnovava, chi garantiva che fosse l’ultima ratio e non la scorciatoia alla carenza di personale? Le ispezioni dell’Asl To4 e dell’Asl Cuneo 1 serviranno a comporre il mosaico, mentre la Procura di Ivrea porterà in giudizio, se lo riterrà, le responsabilità personali. Davide Turchetto, intanto, annuncia che, una volta conclusa l’inchiesta, valuterà di costituirsi parte civile.

La dignità delle vittime, quella presunta e quella riconosciuta, passa anche da qui: dalla capacità delle istituzioni di fare luce senza sconti e dei reparti di rimettere al centro la persona. Perché l’ultima frase che un paziente pronuncia in corsia non dovrebbe mai essere un appello alla fuga, ma una richiesta di cura che trova ascolto.

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