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Orrori e omissioni di una inchiesta partita nel 2021
02 Novembre 2025 - 21:10
Una donna anziana seduta sulla sua carrozzina, nella camera di una struttura assistenziale a Piozzo, nel Cuneese: un vassoio, un cucchiaino con il cibo, un colpo di tosse. Poi il respiro che si spegne. Nessun allarme che suona, nessuna corsa in corridoio. E una voce al telefono, poco dopo, che dice "Ti è morta davanti? È normale".
È il contenuto di una delle tante intercettazioni telefoniche che la Procura di Ivrea annota, non usa per ipotesi investigative, ma mette nel quadro della sua inchiesta scandalo sull'Asl TO4 e dell'Ospedale Civico di Settimo. La dimostrazione di un modus operandi che va a coinvolgere la CM Service, l'azienda che gestiva i servizi infermieristici e sanitari a Settimo e in altre strutture, tra cui quella di Piozzo. Era il marzo 2022. Non ci sono notizie di una indagine correlata a quel decesso, le carte non riportano il nome della povera nonnina morta così. Perché? Anche a chi ascoltava pareva "normale"?
LA TELEFONATA CHE SVELA L’ABISSO
A Piozzo, quel giorno, l'oss in servizio, che stava aiutando la signora a mangiare, telefona subito al responsabile del personale (ancor prima di chiamare un medico?), Michele Scusello, tra i 38 indagati nel maxi scandalo. La sua voce è agitata: “Si è soffocata mentre la imboccavo...”. Teme controlli, teme l’ASL, teme l’indagine. Dall’altra parte, la risposta attribuita a Scusello e riportata negli atti gela. Scusiello non si agita, non chiede se sia intervenuto un medico in servizio, se ci siano stati soccorsi. Dice solo: “Ma non lo viene neanche a sapere… se non ti fa storie il medico legale o la famiglia. È una cosa normale”. Tre parole, “una cosa normale”, che per gli inquirenti raccontano molto di più di un episodio.
Mese di aprile sempre del 2022, scatta l'allarme in una struttura di Bra, sempre gestita da CM Service: quattro flaconi di Alcover - farmaco per la terapia dell’alcolismo - sarebbero stati utilizzati su pazienti privi di prescrizione. L’operatore confessa: “Li ho rimessi io, senza segnarli negli scarichi”. Torna in scena Scusello, che offre la sua soluzione: dichiarare che i flaconi provenivano da un paziente di Cavour, “dove ci sono casi di tossicodipendenza”. Nessun cenno a un alert al Sert, nessuna segnalazione formale: tutto “interno”, tutto da chiudere lì.
SETTIMO TORINESE: SEDAZIONI NOTTURNE E CAMPANELLI SPENTI
È all’ospedale di Settimo Torinese però che, secondo l’ipotesi accusatoria, maturano i fatti più gravi: i vertici di CM Service e la primaria Tullia Baietto vengono accusati di avere maltrattato, direttamente o tramite il personale, alcuni pazienti ricoverati. Le testimonianze in Procura delineano un repertorio di pratiche inaccettabili: anziani sedati per “passare la notte”; pazienti lasciati bagnati per ore; campanelli d’allarme disattivati “per non essere disturbati”. Una infermiera riferisce di una paziente a cui sarebbe stato spento il campanello dopo ripetute richieste di essere cambiata; un’altra parla di OSS “trasformati” in infermieri per necessità di servizio. E dalle intercettazioni emergono lamentele sul personale straniero “che non parla italiano”, pazienti rimasti senza acqua, corpi abbandonati nella propria urina. In quelle corsie, raccontano gli atti, talvolta si dormiva e si ignorava persino come usare l’ossigeno. Domanda scomoda ma inevitabile: chi vigilava?
IL NODO DEGLI APPALTI: PROROGHE, MILIONI E SORVEGLIANZA MANCATA
La CM Service, come detto, continua a lavorare: dal 2021 al 2023, otto affidamenti in proroga, 12 milioni di euro, senza gara. Una catena di decisioni amministrative che interroga le responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare. L’ASL TO4, i suoi dirigenti, i livelli politici e amministrativi: quando “il sistema” resta immobile, la governance diventa un alibi?
Negli atti spunta anche il clima di tensione attorno alle procedure di gara. E offre un volto inedito dell'allora assessore alla Sanità Luigi Icardi, che voci di corridoio dal Grattacielo raccontavano "commissariato" dalla giunta e magari remissivo. Mentre, invece, con i vertici coinvolti nello scandalo diventa una autentica furia: “Quando cazzo la fate la gara? Mi raccontate balle. Se continua così denuncio Scarpetta!”. Parole dure, riferite al contesto in cui si muovono gli appalti, che chiamano in causa anche il direttore Scarpetta, in passato destinatario perfino di un premio conferito da sindaci, nonostante le denunce in assemblea. L’ex sindaco Aldo Corgiat risulta autore di un esposto all’anticorruzione: un segnale formale che, se ascoltato in tempo, avrebbe forse potuto cambiare il corso delle cose. L'attuale sindaca Elena Piastra lavora per rimuovere la CM Service - vorrebbe sostituirla con la Lear di Mauro Laus, deputato PD, il suo stesso partito -, nelle intercettazioni gli indagati la definiscono "pericolosa".
E probabilmente non è un caso che in Regione si muovessero da tempo per risolvere la grana Settimo e riacquisire alla sanità pubblica - con una trentina di milioni di euro - l'Ospedale Civico.
POLITICA, CONCORSI E UNA CULTURA DA SCARDINARE
La stessa inchiesta tocca anche i concorsi pubblici, con un filone che ha acceso riflettori su procedure e vincitori. Nelle cronache si è arrivati a frasi come “Non sono Al Capone”, pronunciata dalla ex supermanager Carla Fasson, a processo dopo aver già subito un arresto (ai domiciliari) e il licenziamento: sullo sfondo, le accuse di aver spiato il dottore Libero Tubino - con cui aveva una relazione - e l’ombra dei concorsi truccati.
IL PUNTO CIECO: LA DIGNITÀ DEI PAZIENTI
Oggi l’inchiesta della Procura di Ivrea è alla fase di chiusura delle indagini preliminari. I 38 indagati attendono le decisioni del giudice. Le carte, però, raccontano già un vuoto etico: la dignità dei pazienti, scrivono gli inquirenti, sarebbe stata calpestata. Quando Scusello dice “È una cosa normale”, non sta solo archiviando un evento: sta normalizzando la morte e, con essa, l’idea che la vecchiaia sia un problema gestionale.
LA CATENA DI OMISSIONI
Le responsabilità penali sono personali e si accertano in tribunale. Ma ci sono passaggi che non vengono ricostruiti abbastanza. Facciamo due conti, con le date, dopo aver visto il costo della gestione di quella struttura.
La Guardia di Finanza, che ha condotto questa ultima fase di una inchiesta che era cominciata con le prime segnalazioni nel 2021, entra in ospedale nel mese di ottobre 2023: vengono sequestrati documenti relativi a turni, personale in servizio e organico. Viene fuori che c'è chi ha lavorato nelle corsie per 31 giorni di fila, perché l'organico era sottodimensionato, nonostante numeri stabiliti da bando e finanziamenti - dalla Regione alla Sapa proprietaria della struttura e da questa a CM Service - commisurati. Anche le qualifiche e le competenze professionali sono in dubbio.
Prima, per ben tre volte a cavallo della pandemia di Covid, i carabinieri del Nas hanno effettuato controlli nella struttura: ci sono segnalazioni che vi lavorerebbero infermieri e Oss non vaccinati. Nel frattempo arrivano segnalazioni da parte dei familiari di pazienti: ci sono episodi di maltrattamento o incuria, ci sono casi gravi, c'è la morte improvvisa di un anziano. Ogni denuncia diventa, per i meccanismi giudiziari, un fascicolo a sé: qualcuno finisce archiviato, qualcuno diventa materiale informativo e integrativo per l'inchiesta principale che verte su appalti e presunte frodi al servizio sanitario.
Ma era davvero impossibile arrivare prima, impedire che una situazione chiaramente ingovernabile andasse avanti? Chi doveva controllare? La politica o la giustizia? Gli organi di controllo stessi dell'Asl o l'assessorato?
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