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Il caso

Addio alle cabine telefoniche torinesi: per la metà il destino è la demolizione

L'assessora alla Viabilità Chiara Foglietta: "120 saranno rimosse"...ma le altre?

Addio alle cabine telefoniche torinesi: per la metà il destino è la demolizione

Da simboli di un’epoca passata a elementi di degrado urbano: le cabine telefoniche di Torino si avviano verso un lento, ma inesorabile tramonto. Per chi è cresciuto nell’era degli smartphone, le cabine telefoniche possono sembrare reperti da museo. Eppure, fino agli anni Duemila, erano un punto di riferimento della vita urbana: collocate in punti strategici — incroci, piazze, fermate dei bus, stazioni — per ritagliarsi qualche istante di privacy nel brusio della strada e chiacchierare con i propri amici, avvisare parenti o "rubare" una telefonata al proprio fidanzato o fidanzata. Telefonate cadenzate dall'inserimento delle monetine per evitare di dovere riattaccare bruscamente. Poi l'avvento delle schede telefoniche prepagate, vendute in tabaccheria e per tanti oggetto da collezione.

Una salvezza per chi restava senza telefono, che gli smartphone hanno reso oggi, sostanzialmente, qualcosa di superfluo.

Nel capoluogo piemontese ne sopravvivono ancora 258, ma per 120 di queste il destino è già segnato. Molte sono ormai inutilizzate, vandalizzate o trasformate in punti critici dal punto di vista della sicurezza, al punto da spingere l’amministrazione comunale a chiedere un’accelerazione nella loro eliminazione.

A fare chiarezza sui tempi è stata l’assessora alla Viabilità, Chiara Foglietta, intervenuta in Sala Rossa, lunedì scorso, in risposta a un’interpellanza del consigliere di Torino Bellissima, Pierlucio Firrao. “L’amministrazione monitora da tempo lo stato delle cabine presenti sul territorio – ha spiegato Foglietta – e il confronto avviato con Telecom porterà alla rimozione di 120 strutture ormai in disuso. I lavori dovrebbero partire tra dicembre 2025 e gennaio 2026, con conclusione stimata per l’estate del 2026”.

Un’operazione attesa da anni, ma non così semplice come potrebbe sembrare. La dismissione definitiva delle cabine, infatti, sconta un ritardo di almeno quattro anni rispetto alle prime segnalazioni. Il motivo? Manca ancora un passaggio formale da parte dell’Agcom, legato al piano nazionale di trasformazione tecnologica. Senza l’avvio di quella specifica iniziativa, Telecom non può procedere alla rimozione totale o alla sostituzione delle cabine ancora presenti.

Nel frattempo, l’azienda sta lavorando alla gara per l’affidamento degli appalti relativi alle demolizioni. Ma resta sospesa, almeno per ora, la possibilità di donare le cabine ai Comuni o alle associazioni: un’opzione che in passato aveva consentito di dar vita a progetti creativi e di riuso culturale, come l’esperienza di piazza Peyron trasformata in punto di lettura e micro-biblioteca. Un precedente virtuoso che al momento non è replicabile.

Soddisfazione a metà quella espressa dal consigliere Firrao, che da tempo chiede un intervento più deciso: “Accogliamo positivamente la rimozione delle prime 120 cabine, ma non può bastare. Telecom è un’azienda solida e deve accelerare. Una città come Torino non può continuare a convivere con questi relitti del passato che rischiano di diventare ricettacolo di degrado”.

Il futuro delle cabine telefoniche, un tempo presidio indispensabile della vita urbana, sembra dunque segnato. Resta solo da capire per quanto ancora i torinesi dovranno fare i conti con i loro malinconici resti.

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