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Sport e cinema

Spike Lee fa pace con Sinner: "Non ce l'ho con te, voglio il tuo autografo sulla mia racchetta"

Il regista americano esordisce con un appello agli italiani prima di presentare il suo film al Torino Film Festival

Tff

Sinner e Spike Lee

Divertito e generoso, con il pubblico che riesce ad avvicinarlo oggi, nel sabato del Tff dopo il red carpet di ieri, per una foto o un autografo ma anche con la stampa di tutto il mondo che cerca da lui una risposta: Spike Lee è uno degli ospiti principali del Torino Film Festival, dove ha portato il suo film più recente, “Highest 2 Lowest”, presentato in anteprima a Cannes.

«Prima di ogni cosa – ha esordito – ho un messaggio per l'Italia e vorrei che voi giornalisti lo scriveste: io non ho niente contro Jannik Sinner! È un fantastico giocatore, la gente mi ha visto tifare per Carlos Alcaraz a Parigi, nella finale di Roland Garros, ma lo stimo e spero di incontrarlo presto, mi piacerebbe aggiungere una sua racchetta autografata alla mia collezione, ne ho una di Arthur Ashe, una di Serena Williams... lo stimo, diteglielo!».

Dopo questo messaggio, Lee ha voluto approfondire il suo film, interpretato da Denzel Washington e tratto dal romanzo giallo “Due colpi in uno” di Ed McBain, già portato al cinema da Akira Kurosawa in “Anatomia di un rapimento”.

«Sia chiaro, non è un remake! È una mia reinterpretazione in chiave jazz, nella musica accade spesso di sentire versioni diverse da artisti diversi, per me è la stessa cosa. Poi adoro Kurosawa, ho un suo ritratto autografato e per me era come averlo in sala di montaggio, come un consigliere».

Nei giorni scorsi Lee era a Roma, ospite come molti rappresentanti del cinema mondiale di Papa Leone XIV.

«Quando ho ricevuto la mail di invito pensato a una fregatura, o uno scherzo. Quando ho capito che era vero, mi sono messo a fluttuare nell'aria: lui viene da Chicago, la sua famiglia da New Orleans e quindi per noi, la comunità afroamericana, lui è un “fratello”. Sono stato felice di regalargli una casacca dei New York Knicks, la squadra di basket di cui sono grande tifoso».

Le elezioni nella sua New York hanno riempito le pagine dei giornali nelle ultime settimane: impossibile che lasciasse l'incontro senza un commento politico.

«La frase migliore per definire questo periodo storico per il mio Paese per me è il titolo di un grande film di Peter Weir, “Un anno vissuto pericolosamente”. Il sindaco di New York l'ho votato, anche se attendo i suoi prossimi passi per giudicarlo davvero».

Per approfondire leggi anche: Spike Lee e Dolph Lundgren (GettyImages)

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