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Miti del Piemonte

In Piemonte sorgeva un tempo l’Isola dei Draghi: la leggenda inquietante del Lago d’Orta

Scopri l’Isola di San Giulio, dove santi e draghi si intrecciano tra storia, miti locali e panorami da favola

In Piemonte sorgeva un tempo l’Isola dei Draghi: la leggenda inquietante del Lago d’Orta

Nel cuore del Piemonte, a due passi dal confine svizzero e facilmente raggiungibile da Milano, si trova un piccolo gioiello sospeso tra cielo e acqua: l’Isola di Orta San Giulio. Questo borgo medievale, con i suoi tetti irregolari che sembrano rincorrersi fino alla piazzetta centrale, regala scorci romantici sul lago e una sensazione di tempo sospeso.

Scendendo dalla zona dei parcheggi verso il centro storico, si attraversano orti e giardini protetti da antiche mura in pietra. È facile incontrare un gatto curioso che accompagna i visitatori, quasi a voler svelare i segreti di questo luogo incantato. Non è un caso che lo stemma del comune riporti la scritta Hortus Conclusus, “giardino chiuso”: i giardini qui sono parte integrante dell’identità del borgo.

Visitare Orta San Giulio significa immergersi in un’atmosfera sospesa tra storia, religione e natura, dove leggende millenarie si mescolano alla bellezza dei paesaggi, creando un’esperienza unica.

L’isola tra storia e misticismo

Al centro del lago d’Orta sorge l’isola, piccola ma ricca di fascino. Qui spiccano la basilica romanica, l’Abbazia Mater Ecclesiae e il palazzo vescovile, edifici che emergono come per magia dalle acque tranquille. L’Isola di San Giulio è conosciuta con diversi nomi evocativi: isola dei draghi, isola del silenzio, isola dell’amore. Ogni appellativo racconta un pezzo della sua storia, fatta di religiosità, leggende e intense emozioni.

Nonostante la sua fama, l’isola è oggi abitata da pochissime persone: due donne, di cui una locale e l’altra poetessa inglese, vivono qui da decenni. Ad affiancarle, le suore di clausura dell’abbazia, una comunità di circa ottanta monache, custodi silenziose del luogo, dedicate al ricamo e alla meditazione, lontane dal mondo moderno.

La leggenda dei draghi

Secondo la tradizione, nel IV secolo d.C., San Giulio e suo fratello San Giuliano, fuggiti dalla Grecia per sfuggire alle persecuzioni cristiane, giunsero sulle sponde del lago con l’intento di costruire cento chiese. Il piccolo isolotto attirò subito la loro attenzione: era perfetto per la centesima chiesa, ma infestato da draghi e serpenti che terrorizzavano la popolazione.

Quando i barcaioli rifiutarono di traghettarli, San Giulio stese il suo mantello rosso sull’acqua e lo utilizzò come zattera, raggiungendo l’isola. Al suo arrivo, si narra che i draghi fuggirono immediatamente, lasciando l’isola libera. Ancora oggi, la leggenda sopravvive nei racconti dei locali, alimentata dal ritrovamento di uno scheletro gigante nel lago, custodito nella chiesa e ritenuto quello di un drago.

Un luogo di silenzio e contemplazione

Girare l’isola richiede poco tempo, ma è un’esperienza intensa. La piazzetta centrale, con il suo pozzo e le alte mura, diventa punto di partenza per due percorsi suggeriti dalle monache: il “cammino del silenzio”, per chi desidera immergersi nella quiete e nei pensieri interiori, e il “cammino della meditazione”, che invita alla riflessione e alla contemplazione.

Non mancano piccoli angoli dedicati all’artigianato locale e ai souvenir, ma l’atmosfera dominante resta quella della calma e della spiritualità. Non sorprende che l’isola sia stata scelta come set per il film La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore, diventando una meta ambita dai turisti in cerca di scenari romantici.

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