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il caso

Il giudice: «Don Alì intoccabile e al di sopra della legge». Ma i "maranza" lo vogliono libero

Per la gip il rischio di reiterazione di altri reati è «concreto, attuale ed elevatissimo». Sui social, insulti e l’hashtag #freeali

Don Alì, il "capo dei maranza"

Don Alì, il "capo dei maranza"

Un soggetto che si crede al di sopra della legge. Come un personaggio dei videogiochi (o dei social, il mondo dove ha costruito la sua fama). E’ il profilo di Don Alì che emerge dalle indagini, dopo che il 24enne tiktoker è stato arrestato dalla Squadra mobile con le accuse di stalking e diffamazione aggravata dopo l’aggressione al maestro Gianni, insegnante di una scuola elementare a Barriera di Milano.

Rapina, lesioni, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale. Il curriculum del “capo dei maranza” è vasto eppure il 24enne marocchino i reati ha continuato a commetterli. «Tipologia e modalità di condotte evidenziano un’indole totalmente incapace di sottostare non solo alla legge ma, a monte, alle più basilari regole della convivenza civile», lo descrive la gip Francesca Morelli, che ha disposto per il “Don” (all’anagrafe Said Ali) la custodia cautelare in carcere. Esigenza che sussiste perché se Don Alì se fosse rimasto libero, i reati avrebbe continuato a commetterli, con il fine di postarli su quei social dove aveva costruito il personaggio, forte dei 222mila seguaci su Instagram e dei 338mila fan su TikTok. Per la giudice il rischio di reiterazione, da parte di Alì, di altri reati «appare concreto, attuale ed elevatissimo». Carcere e basta, quindi, per il “capo dei maranza”, il cui interrogatorio di garanzia sarà domani. Anche perché Don Alì è, di fatto «un senza fissa dimora» pur risiedendo in un alloggio in corso Novara con la famiglia. E vista la sua personalità, avrebbe potuto facilmente eludere misure alternative anche perché bisogna tenere conto delle sue precedenti esperienze giudiziarie che «non hanno prodotto alcuna efficacia dissuasiva, tenendo conto dell’atteggiamento di sfida che è solito assumere con le forze dell’ordine e che potrebbe indurlo a violare la misura per riaffermare la sua “intoccabilità”». Pure il braccialetto elettronico sarebbe stato inutile perché «non sarebbe in grado di rispettarne le prescrizioni».

E mentre Alì è alle Vallette in cella, i social sui quali ha costruito la fama si dividono. I suoi profili sono da un lato riempiti di insulti. «Al gabbio, ciao ciao», «Ora sei il re del gabbio», «Finalmente lo hanno messo dentro», alcuni dei post che vanno per la maggiore. Ma spopolano anche gli hashtag #freeali e #freedon, specie tra i “maranza”. Ilyas Maluma, “collaboratore” di Alì, lo difende con queste parole: «Don Alì è stato arrestato ingiustamente. E’ in galera solo perché è marocchino. E’ innocente».

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