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Sanità
23 Dicembre 2025 - 07:50
Sarà la «carta geografica», o la «mappa di navigazione» della sanità piemontese. Con ieri mattina il Consiglio regionale approva un travagliato e per tanti aspetti osteggiato Piano socio-sanitario. Il documento programmatico sanitario che la Regione non riscriveva integralmente da trent'anni. Un Piano totalmente rivisto rispetto alla bozza arrivata via Pec ai consiglieri regionali praticamente in pausa estiva (il 29 luglio di quest'anno) e dall'iter lungo un anno. Fatto di circa 600 audizioni, due mesi di tour de force di commissioni e la disamina di 200 emendamenti.
Ma ne è valsa la pena. La grande opera dell’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi: «Servirà a modernizzare la sanità, ridurre lo spreco degli operatori del comparto, attrarre le migliori professionalità e, attraverso il potenziamento della rete territoriale, contribuirà a smaltire le liste d’attesa, liberare i luoghi ad alta intensità e svuotare l’emergenza-urgenza», aveva raccontato.
Mentre il suo “braccio sociale”, l’assessore regionale alle Politiche Sociali Maurizio Marrone, sottolinea come questo Piano introdurrà finalmente «novità concrete. Da troppi anni - dice - l'universalità delle prestazioni a tutti è stata negata. Un esempio - continua - sono fondi caregiver familiari, ma anche l'istituzione della figura di operatore sociosanitario».
Il suggello, poi, ce lo mette il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, presente, per l'occasione e per gli auguri di Natale, in Aula: «È un documento che ci aiuta a restituire diritto salute alle persone. Se lo associamo al fatto che i dati sulle liste d'attesa si stanno riducendo, vuol dire che i problemi sono ancora tanti, ma che la strada per risolverli è quella giusta».
Ma per le opposizioni, se il fatto che una buona parte degli emendamenti (poco meno del 50 per cento) sia stata approvata è positivo per l'accoglimento di diverse delle loro istanze, questo vuole anche dire «che il piano andava rivisto», spiega il vicepresidente della commissione Sanità Daniele Valle (Pd). «Il nostro giudizio è comunque negativo. Volevamo indicazioni più chiare di tempi e risorse. Qualcosa che potesse consentire di "battere il tempo" alla Regione», incalza Valle.
Sulla stessa linea il parere della capogruppo Sue Vittoria Nallo. «Manca di obiettivi chiari e misurabili. Un Piano così non è all’altezza delle responsabilità che dovrebbe assumersi», accusa.
I 5Stelle pur critici e «vigilanti», dicono, sui suoi tempi di attuazione del Piano, rivendicano il loro apporto: «Abbiamo acceso un faro sul tema della crioconservazione degli ovociti, sul mutismo selettivo e sul fenomeno del ritiro sociale (hikikomori)», dichiarano Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio.
Perplesse, a dir poco, le consigliere Avs Ravinale, Cera e Marro: «Scivola sul tema della legalità», avvertono, richiamando la legge regionale 18/2007, che prevede esplicitamente il quadro delle risorse umane e finanziarie e gli indicatori di valutazione, «ma poi non si applica proprio su una materia centrale come la sanità».
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