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Svelati i segreti delle Br

Brigate rosse, colpo di scena: Azzolini indagato per omicidio dopo mezzo secolo

Nel conflitto a fuoco morirono Mara Cagol e il brigadiere D'Alfonso. Indagato anche Curcio

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Non solo Renato Curcio, fondatore delle Brigate rosse: anche Lauro Azzolini, capo della colonna milanese delle Br, è finito nel registro degli indagati per l’omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso, ucciso a 45 anni durante il blitz che portò alla liberazione di Vittorio Vallarino Gancia.

Mezzo secolo dopo

L’inchiesta torinese è nata con l’esposto presentato dal figlio del carabiniere ucciso, Bruno D’Alfonso, assistito dagli avvocati Sergio Favretto e Nicola Brigida. Era lo scorso ottobre: a distanza di sei mesi, il pubblico ministero Ciro Santoriello ha inserito Azzolini nel registro degli indagati per i fatti di Cascina Spiotta.

Era il 5 giugno 1975. Durante il blitz per liberare Vittorio Vallarino Gancia e il successivo conflitto a fuoco, fuori dal rustico nei pressi di Acqui Terme, morirono D'Alfonso e Mara Cagol (moglie di Curcio). Un brigatista, che era insieme a Cagol, riuscì a scappare nelle campagne della zona: da allora non è mai stato individuato.

Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato nel 197 e scomparso lo scorso novembre a 90 anni

La nuova indagine puntava proprio a scoprire chi fosse il fuggitivo. Un nome ipotizzato più volte e ora scritto nero su bianco dagli inquirenti: sarebbe Azzolini, che non è accusato anche del sequestro di persona perché quel reato è ormai finito in prescrizione.

Il concorso morale di Curcio

Nella stessa inchiesta é indagato anche Curcio, indagato per concorso morale nell'omicidio: non ci sarebbero elementi per provare che ci fosse anche lui alla Spiotta quel giorno, però era il fondatore e promotore dell’associazione terroristica (insieme alla moglie e a Mario Moretti). In un opuscolo sequestrato nell'ottobre del 1975, per la procura riconducibile a Curcio, vi sono delle espressioni significative per i pm: «Se il nemico vi avvista, sganciatevi», o «rompete l'accerchiamento sparando».

Curcio, libero dal 1998 e oggi 81enne, è stato ascoltato due mesi fa a Roma da tre magistrati e ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'episodio. Anzi, ha chiesto che si approfondiscano le cause della morte della moglie, che avrebbe avuto le braccia alzate al momento del conflitto a fuoco.

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