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LA DENUNCIA

In Piemonte mancano 9mila “camici bianchi”: «E si continua a non assumere»

Con l'apertura di Case e Ospedali di Comunità con i fondi del Pnrr serviranno almeno altri 2mila medici e infermieri

In Piemonte mancano 9mila “camici bianchi”: «E si continua a non assumere»

Troppi pensionamenti e poche assunzioni nella sanità pubblica

In Piemonte mancano almeno 9mila “camici bianchi”. Un numero impressionante di medici, infermieri e operatori sociosanitari che è venuto meno tra il 2009 e il 2023, mentre le esigenze di salute sono aumentate anche a causa della pandemia da Covid. Almeno 2mila dirigenti medici ospedalieri e medici di base e oltre 7mila altri professionisti del comparto, fino ad arrivare agli assistenti sociali e i dipendenti amministrativi, tra cui anche 4mila infermieri. E ne servirebbero altri 2mila «se pensiamo di voler far funzionare Centrali Operative Territoriali, Case e Ospedali di Comunità che saranno finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’ultima denuncia che arriva dal Comitato per il diritto alla tutela della salute e delle cure, che ha stilato il conto categoria per categoria insieme ai sindacati e agli ordini professionali.

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«Gli infermieri piemontesi alla fine dello scorso anno contavano ancora su un residuo di circa 1.200.000 ore di straordinario e 150.000 giornate di ferie non godute nell’anno di spettanza, senza voler contare la disponibilità a svolgere prestazioni aggiuntive al di fuori dell’orario di lavoro per la copertura di turni che, altrimenti, resterebbero scoperti» evidenziano Nursind e Nursing Up. «Questi dati assumono connotati di grave allarme se si tiene conto delle migliaia di professionisti che, nei prossimi cinque anni, matureranno i requisiti per il pensionamento». Un quadro ancora più fosco se si considerano le mancate assunzioni. «Le Aziende sanitarie hanno risparmiato le risorse a disposizione per le assunzioni di personale almeno per 50 milioni di euro» aggiungono dal Comitato. «Un cifra che permetterebbe di assumere almeno 1.200 infermieri».

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E poco avrebbe insegnato il Coronavirus. «Neanche la pandemia ha portato le istituzioni ad un cambio di rotta sulle assunzioni. Ancora oggi il paradigma è quello del contenimento della spesa per i professionisti per mere logiche di pareggio di bilancio, con il paradosso del ricorso smodato alle esternalizzazioni dei servizi per mantenere lo “status quo” di un’offerta che, comunque, risulta ancora insufficiente rispetto ai bisogni dei cittadini». Secondo il Comitato, «l’investimento va fatto sul “fattore umano” per rilanciare davvero il servizio sociosanitario pubblico».

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