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IL REPORTAGE

Un paese distrutto per la morte della piccola Laura: «Non sappiamo come dirlo a scuola»

Veglia di preghiera a San Francesco al Campo per la bambina morta nell'incidente aereo di sabato pomeriggio. Ma tra chi vive vicino all'aeroporto di Caselle non mancano le polemiche sulla sicurezza: «Quella a strada andava chiusa»

Un paese distrutto per la morte della piccola Laura: «Non sappiamo come dirlo a scuola»

La veglia di preghiera per la piccola Laura

Davanti alla parrocchia del paese intitolata a San Francesco, non c’è un viso che non sia rigato dalle lacrime. Centinaia di cittadini, autorità e, anche, semplici curiosi hanno voluto stringersi attorno al dolore della famiglia della piccola Laura in occasione della veglia di preghiera annunciata nel giorno in cui il paese avrebbe dovuto festeggiare San Gerolamo. «Preghiamo per lei» ha esordito don Alberto, ieri mattina proprio dalla piccola cappella a cui è approdata la processione dei fedeli, ricordando i defunti della comunità a cui, solo poche ore prima, si era aggiunto il nome di quella bimba che, qui, nessuno riesce a non ricordare scoppiando in singhiozzi.

«Veniva da noi a prendere la colazione o la merenda con la mamma» raccontano Stefano e Nadia de “La Coccinella”. Il bar che gestiscono, solo da pochi anni, proprio accanto le scuole e il municipio, dove Laura e mamma Veronica facevano anche merenda il pomeriggio, con un ghiacciolo o un biscotto gelato. «Mi ricordo che le facevo i complimenti perché era sempre più alta, giorno dopo giorno. Lei era così felice di quelle attenzioni» aggiunge la signora, trattenendo a stento la commozione. La stessa che si legge negli occhi del sindaco Diego Coriasco, a meno di un’ora dalla veglia di preghiera. «Non ho ancora avuto modo di incontrare la famiglia, ma li conoscevo bene: non so davvero come faremo a dare la notizia ai piccoli compagni di scuola di Laura e del suo fratellino. Sono distrutto» si sfoga il primo cittadino, a cui non è mancato che qualcuno criticasse il fatto di non aver chiuso la strada della tragedia. «Non so dire, certo, non è questo il momento delle polemiche: non era previsto che chiudessimo quella strada che è, oltretutto, una provinciale di cui, sì, abbiamo la competenza ma...».

Troppo dolore per entrare nei dettagli di una vicenda ancora al vaglio degli inquirenti. Quello che ha travolto questa piccola cittadina di 5mila anime, oggi, spezzate. Domani, quando sarà ora di rivelare cosa è successo a Laura, alla ripresa delle lezioni, «le lacrime non basteranno». Marzia Remondino è la coordinatrice didattica della scuola materna di San Francesco al Campo. «Stiamo mettendo insieme i pezzi di questa tragedia» si lascia andare, incalzata dai cronisti davanti casa. In centro, ai crocicchi del borgo, non manca chi polemizza. «Siamo abituati a vivere accanto a un aeroporto ma non a questo genere di tragedie» sottolinea la signora Maria Luisa, che ancora ricorda un’altra maledizione precipitata su San Francesco al Campo. Un Antonov An-24 che, l’8 ottobre 1996, cadde poco oltre la pista d’atterraggio dell’aeroporto di Caselle. «Ricordo una mia vicina ricordo che mi raccontò di essere uscita dalla cascina e, dopo aver visto l’aeroplano precipitato sulle case, si prese un grande spavento per quella “bestia” e si rintanò dentro». Una storia di ventisette anni fa di cui si parla ancora, specie in queste ore. «Problemi per via dell’aeroporto ci sono, come in tutte le città in cui gli aerei passano sopra le case» sottolinea don Alessio, senza entrare nel merito. «Sono questioni che riguardano la gente per la sicurezza. Spetta alla politica rifletterci sopra».

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