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EMERGENZA ABITATIVA

Servono 30mila case popolari. E a Torino le abitazioni sfitte sono 54mila

Sindacati sul piede di guerra a confronto con Comune e Regione: «Serve subito un piano pubblico o sarà un'emergenza sociale»

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Un picchetto contro gli sfratti

La fotografia più recente che hanno scattato i sindacati degli inquilini di Cgil, Cisl e Uil è inquietante. In Piemonte servirebbero «subito» almeno 30mila case popolari. Una cifra reale e indicativa dell’emergenza su cui si sono confrontati, ieri mattina, con Regione, Comune e Atc. «La questione casa sta esplodendo come un grave problema sociale» secondo il segretario del Sunia Piemonte, Davide Masera. Secondo le rilevazioni dell’Atc e quanto risultava, fino allo scorso anno, anche al Comune di Torino, in città 54mila tra alloggi privati e di edilizia residenziale pubblica, risultano sfitti. Circa il 15% del totale. Spesso nel pubblico per mancate assegnazioni dovute, con altrettanta frequenza, alla necessità di manutenzioni straordinarie impossibili da affrontare economicamente.

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Quattromila, almeno, sarebbero quelli vuoti per questa ragione nel patrimonio amministrato dall’Atc. «Negli ultimi decenni la visione strategica sull’edilizia sociale, a livello nazionale, non ha puntato sulla pianificazione a lungo termine - sottolinea il presidente Emilio Bolla -. Riteniamo che sia necessario un confronto politico sulla materia per rispondere a una delle sfide più pressanti del nostro tempo: garantire un alloggio dignitoso a chi si trova in condizioni di vulnerabilità economica o sociale, in un momento in cui aumentano le persone che affrontano situazioni di precarietà e di disagio». Per la Regione è intervenuta l’assessore alla Casa, Chiara Caucino, per la quale «l’edilizia residenziale pubblica deve rispondere alle fragilità e non lo sta facendo in modo ottimale perché non è presente l’integrazione dei sevizi. Bisogna non solo dare una casa alla persona fragile, ma accompagnarla sotto tutti gli aspetti della vita». Proprio in Consiglio Regionale si sta discutendo la riforma della legge sulle case popolari. «Ed è un bene, ma la proposta della giunta va nella direzione sbagliata - secondo l’assessore alle Politiche abitative di Palazzo Civico, Jacopo Rosatelli -. Perché non affronta il grave problema del rischio decadenze per morosità ma si accanisce ideologicamente contro le persone straniere, agendo sui criteri di accesso e di punteggio».

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Non a caso, proprio lunedì, la Regione Piemonte ha stanziato 2,5 milioni di euro da destinare ai Comune per sostenere il disagio abitativo di genitori separati e famiglie in forte difficoltà economica. Il provvedimento, infatti, prevede che i contributi della Regione per le Agenzie Sociali per la Locazione vengano anche destinati, oltre che a contenere il disagio sociale connesso ai problemi abitativi, anche a concorrere a mantenere la proprietà della prima casa di abitazione, mediante la concessione di contributi a favore dei mutuatari in difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo per sopravvenute e temporanee situazioni che incidono negativamente sulla situazione economica del nucleo familiare.

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