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Il mare dei torinesi

Ombrelloni chiusi in segno di protesta: l'ultima speranza dei balneari

Ecco le immagini raccolte oggi ad Alassio. Sono l'80 per cento gli stabilimenti che hanno aderito in tutta Italia

Spiagge protesta

La spiaggia deserta

Sono state circa l'80 per cento le spiagge che in tutta Italia hanno aderito oggi, 9 agosto, alla protesta indetta  da Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio, e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba/Confesercenti, contro l’applicazione della normativa Bolkestein e la “fine” delle concessioni balneari a dicembre del 2024. Ma, soprattutto, contro una norma poco chiara di cui si sa ancora poco o nulla. 

Ecco le immagini raccolte da Torino Cronaca sulla Riviera Ligure, il mare dei torinesi, che si rifanno ad Alassio. Come si evince dalle foto, le spiagge, che hanno tenuto chiusi gli ombrelloni fino alle 9,30, appaiono completamente deserte. I clienti, infatti, famiglie con bambini piccoli e anziani, coloro che di solito approfittano delle prime ore del mattino per godere di una sole non ancora cocente, hanno rispettato la protesta evitando di affollare gli stabilimenti balneari.

"Oggi abbiamo voluto dare un segnale – spiega Emanuele Schivo, presidente dell’Associazione Bagni Marini di Alassio - trovare un momento di riflessione con i nostri clienti per far capire loro che questo potrebbe essere l’ultimo anno insieme. Sono decenni che viviamo con loro, siamo cresciuti insieme. Quando ne parliamo, gli occhi si fanno lucidi. Quello che sta succedendo ha un lato oscuro che vorremmo in qualche maniera portare alla normalità. Nonostante si sia ottenuta una mappatura – prosegue – dalla quale è emerso che la risorsa non è scarsa, nonostante lo stesso signor Bolkestein quando è venuto in Italia abbia detto che noi non c’entriamo nulla con la direttiva servizi, ci troviamo con una scadenza al 31 dicembre 2024 e con alcuni soggetti che dicono che già quest’anno non dovremmo esserci. Cercare a qualunque costo di estromettere i concessionari rispetto a uno qualunque diventa qualcosa di complicato e pericoloso, anche a livello sociale: siamo tutte famiglie molto piccole, micro imprese. La mia impresa viene gestita da me, mio fratello e mia moglie. Se l’anno prossimo non saremo qua, saremo disoccupati. E non è detto che i nostri dipendenti poi trovino lavoro ancora qui. Mi auguro che almeno loro possano continuare, ma non è detto perché il personale potrebbe essere portato da fuori. Infine, il prossimo anno nessuna spiaggia libera in più, queste sono solo parole per convincere la popolazione che questa barbaria sia giusta”.

“Avevamo fatto dei progetti, fino al 2033. La gente si è indebitata per potere andare avanti, in molti pensano che gestire un lido significhi diventare ricchi e invece no - racconta Mario che da 20 anni gestisce i bagni Martino ad Alassio -. Per dire, io di notte lavoro come panettiere. Qui abbiamo clientela fissa, anche molti stranieri. Come faremo ad avvisarli tutti per l’anno prossimo se le cose andassero male per noi? Inoltre vorrei specificare che al governo italiano cambia proprio poco, cioè intendo dire che non farà più soldi grazie a questa trovata. Che questo posto lo gestisca io o un altro al governo non cambierà nulla. Anzi. Si dovranno organizzare bandi e spendere soldi per questo. Non ha senso. Ho un cugino a Ceriale che ha uno stabilimento e per lavorare si è indebitato. Ha ipotecato casa. È disperato”.

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