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ALLARME AMIANTO

Sacchi killer a Nole: amianto abbandonato tra le case

Accatastati e deteriorati, i sacchi di materiale nocivo scoperti durante gli scavi per la fibra ottica. Indagini in corso sulla ditta e sul subappalto

Sacchi killer a Nole: amianto abbandonato tra le case

Immagine di repertorio

In un'area residenziale di Nole, al confine con il parco di Corona Verde, sono stati rinvenuti sacchi bianchi contenenti amianto, il temuto "minerale killer". La scena, descritta come "surreale" dai residenti, ha visto sacchi accatastati in modo precario, alcuni dei quali deteriorati e lasciati alla mercé di chiunque.

Non appena i cittadini hanno notato la presenza di questi materiali pericolosi, hanno prontamente avvisato i carabinieri della tenenza di Ciriè. L'intervento delle forze dell'ordine è stato immediato, con il coinvolgimento dello SPRESAL dell'ASL TO4 per i necessari accertamenti. L'area è stata prontamente sequestrata e sono state emesse prescrizioni per la rimozione e la messa in sicurezza del sito. L'amministrazione comunale, informata della situazione, ha seguito da vicino lo sviluppo della vicenda, consapevole delle gravi implicazioni per la salute pubblica.

La scoperta dei sacchi di amianto è avvenuta durante i lavori di posa della fibra ottica in via della Grangia. Qui la ditta subappaltatrice, incaricata degli scavi, avrebbe rinvenuto un grande quantitativo di amianto. Ma invece di seguire le rigide norme di smaltimento, la società ha scelto la via più semplice e pericolosa: trasportare e accatastare irregolarmente tonnellate di materiale nocivo in un’area residenziale. I residenti hanno raccontato indignati che era tutto messo alla bell’e meglio, senza alcuna protezione adeguata.

Le indagini hanno portato alla luce una serie di irregolarità gravi. I sacchi di amianto, oltre a essere accatastati in modo disordinato, presentavano lacerazioni e segni di deterioramento, senza alcuna barriera di sicurezza efficace per impedire la dispersione delle fibre. I cantieri di scavo, inoltre, non avrebbero rispettato le misure minime di sicurezza, come l’irrorazione d’acqua necessaria per abbattere le polveri di amianto. Secondo le stime preliminari, la quantità di amianto trasportata in modo irregolare ammonta a diverse tonnellate, mentre nell’area degli scavi si troverebbero ancora fino a 40mila chili di materiale pericoloso.

Un aspetto critico riguarda la gestione del subappalto. La legge prevede che non più del 30% dei lavori possa essere affidato a ditte esterne, ma in questo caso la subappaltatrice sembrava avere il controllo completo. Gli investigatori vogliono capire se la società madre abbia controllato adeguatamente la subappaltatrice o se le abbia concesso troppa autonomia.

Mentre i residenti chiedono a gran voce chiarezza e sicurezza, le autorità proseguono con l’inchiesta. Le responsabilità potrebbero non fermarsi alla ditta subappaltatrice, ma coinvolgere anche la società principale incaricata del progetto. Le accuse spaziano dall’illecita gestione dei rifiuti pericolosi al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza nei cantieri.

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