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Agricoltura

Cinghiali, l'allarme di Coldiretti Asti sulla proliferazione incontrollata

Si chiedono interventi urgenti e proposte concrete per salvare agricoltura e sicurezza pubblica

Cinghiali, l'allarme di Coldiretti Asti sulla proliferazione incontrollata

Il 1 marzo 2025, Coldiretti Asti ha lanciato un nuovo allarme sulla proliferazione incontrollata dei cinghiali, un problema che continua a tormentare agricoltori e cittadini della provincia. La situazione è stata nuovamente portata all'attenzione delle istituzioni locali e regionali attraverso una lettera indirizzata al presidente della provincia Maurizio Rasero, al prefetto Claudio Ventrice e, per conoscenza, agli assessori regionali Paolo Bongiovanni e Federico Riboldi, nonché ai sindaci delle aree interessate. La richiesta è chiara: un tavolo di lavoro urgente per affrontare una questione che rischia di compromettere seriamente l'economia agricola e la sicurezza pubblica.

La crescita esponenziale della popolazione di cinghiali ha portato a danni significativi alle coltivazioni, mettendo a rischio le semine primaverili e aumentando il numero di incidenti stradali. La presidente di Coldiretti Asti, Monica Monticone, ha sottolineato come le restrizioni imposte nell'area di abbattimento abbiano limitato gli interventi di contenimento, rendendo la situazione insostenibile. Dopo l'iniziale e totale blocco di circa tre mesi, gli unici abbattimenti attualmente consentiti sono quelli effettuati dagli operatori faunistici specializzati (OFS) autorizzati e residenti nei comuni della zona di restrizione, ma il risultato è stato insufficiente per fronteggiare l'aumento esponenziale della popolazione di cinghiali.

Giovanni Rosso, direttore di Coldiretti Asti, ha delineato una serie di proposte per affrontare l'emergenza. Tra queste, l'estensione della possibilità di intervento a tutti gli OFS abilitati, per supportare le aziende agricole nella gestione degli ungulati. Inoltre, si propone l'autorizzazione agli interventi di contenimento anche nei territori del parco naturale rientranti nell'area CEV, superando l'attuale divieto imposto dall'ente di gestione competente. Infine, si chiede l'apertura immediata di un tavolo di lavoro provinciale per definire soluzioni strutturate e proporzionate all'emergenza.

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