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Economia

Il prezzo dell'oro sfonda quota 3.000 dollari: cresce l'incertezza tra i mercati per le mosse di Trump

Tensioni globali, crollo di Wall Street e paura estrema: perché il mondo corre a rifugiarsi nell'oro

Il prezzo dell'oro sfonda quota 3.000 dollari: cresce l'incertezza tra i mercati per le mosse di Trump

Il mercato finanziario è in subbuglio. L’oro, da sempre termometro delle incertezze globali, ha infranto il tetto storico dei 3.000 dollari l’oncia, registrando un’impennata che ha fatto tremare gli investitori. Dopo aver sfiorato questa cifra, i prezzi hanno ripiegato leggermente, ma il dato rimane un campanello d’allarme. Dal 2000 ad oggi, l’oro ha decuplicato il proprio valore, segnalando un’instabilità economica sempre più preoccupante.

Il termometro dell’incertezza finanziaria, l’indice VIX, è schizzato fino a 28 punti, il massimo registrato da mesi (escludendo alcuni picchi estivi). Intanto, il famoso indicatore Fear & Greed Index della CNN segna uno spaventoso livello di "paura estrema", segnale che l’instabilità ha ormai contagiato ogni angolo del mercato.

Le turbolenze affondano le loro radici nelle azioni della Casa Bianca. La CNN è stata tra le prime a lanciare l’allarme: Wall Street sta rifiutando in blocco il caos economico innescato da Donald Trump. I dazi imposti dal presidente su diverse merci, i tagli ai finanziamenti e la sua linea dura sull’immigrazione hanno allarmato gli investitori, causando un crollo dei principali indici azionari e una fuga di capitali verso i cosiddetti "beni rifugio".

La crescita esponenziale del prezzo dell’oro non è casuale: rispetto al 2000, il valore dell’oro è aumentato di dieci volte. Nel solo ultimo anno, il metallo giallo ha guadagnato oltre il 37%, confermando il suo status di bene rifugio per eccellenza. La domanda è cresciuta vertiginosamente, soprattutto da parte delle banche centrali, che cercano di ridurre la loro esposizione al dollaro per proteggersi dalle politiche imprevedibili della Casa Bianca.

E il dollaro? La sua egemonia è sempre più in discussione. L’indice del dollaro statunitense, che misura la sua forza rispetto a un paniere di altre valute globali, è sceso di oltre il 5% rispetto al suo massimo annuale di gennaio. Questo è un chiaro segnale della perdita di fiducia nell’economia statunitense, accentuata dalle nuove minacce commerciali di Trump.

Non è solo il mondo della finanza a tremare. La paura serpeggia anche tra i consumatori americani: a febbraio la fiducia ha subito il tracollo più drastico dal 2021. Colossi della grande distribuzione come Target e Walmart registrano cali nelle vendite, colpiti da una crescente incertezza economica e dall’aumento dell’inflazione.

Ma il timore non si ferma ai consumatori. Le banche centrali stanno modificando le loro strategie: la loro fiducia nei titoli del Tesoro americano è in netto calo, e molte hanno iniziato a vendere Treasury per accumulare oro. La ragione? Cresce il dubbio sulla capacità degli Stati Uniti di sostenere il loro massiccio debito pubblico, specialmente con una politica economica traballante.

Questa fuga dai mercati azionari non è un caso isolato. Lo spettro della stagflazione, un mix letale di inflazione alta e crescita stagnante, è tornato ad aleggiare sui mercati globali. L’oro diventa così l’ultima spiaggia per gli investitori in cerca di stabilità in un’epoca segnata da incertezze senza precedenti.

Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, il prezzo dell’oro era già esploso oltre i 2.000 dollari l’oncia nel 2011. Oggi, con la politica economica di Trump che semina il panico nei mercati e l’economia americana sempre più vulnerabile, il metallo giallo potrebbe ancora impennarsi. Le tensioni globali non accennano a diminuire, e la fiducia nel dollaro come valuta rifugio scricchiola.

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