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Controlli sui visti: tensioni tra l'amministrazione USA e le università americane

Le nuove restrizioni sui visti per studenti stranieri negli USA: tempi più lunghi e controlli sui social media in arrivo, mentre le università americane, inclusa Harvard, lanciano l'allarme sul possibile impatto economico e accademico

Controlli sui visti: tensioni tra l'amministrazione USA  e le università americane

La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato: "Che siano studenti o meno, non prendiamo molto seriamente il processo di controllo di chi vuole venire negli Stati Uniti". Ha definito "paradossale" la controversia riguardante le restrizioni sui visti per gli studenti stranieri. Bruce ha sottolineato che "tutti i Paesi dovrebbero fare gli stessi controlli".

L'amministrazione Trump ha disposto che ambasciate e consolati americani all'estero sospendano gli incontri con gli studenti in attesa di visto per frequentare le università statunitensi. Questo nuovo provvedimento, specificato in un cablogramma del Segretario di Stato Marco Rubio, ottenuto da Politico, potrebbe rappresentare solo l'inizio di un controllo più rigoroso che includerebbe verifiche sui comportamenti online dei richiedenti e la loro presenza su piattaforme come Facebook e Instagram.

Se il piano dell'amministrazione verrà attuato, i tempi per l'ottenimento dei visti potrebbero allungarsi significativamente. Infatti, come riportato da Politico, non sono solo gli studenti aspiranti a diventare oggetto di scrutinio, ma anche le università stesse, che contano ogni anno su circa un milione di studenti internazionali le cui iscrizioni hanno un impatto economico rilevante sui bilanci delle istituzioni.

Nel cablogramma inviato globalmente da Rubio si legge: "Con effetto immediato e in vista dell'espansione delle verifiche sui social media, i consolati non devono pianificare ulteriori appuntamenti per studenti o per scambi culturali fino a nuove istruzioni". Finora, i controlli sui social erano principalmente rivolti a studenti già iscritti e che avevano partecipato alle proteste pro-Gaza dell'anno scorso.

Questo sviluppo si aggiunge agli attacchi da parte dell'amministrazione contro le università americane. Recentemente, anche Harvard è finita al centro della polemica. Alan Garber, presidente dell'antico e rinomato ateneo, si è dichiarato "perplesso" riguardo alle nuove strategie dell'amministrazione e ha incitato altre università a mantenere "fermezza nella difesa della loro missione al servizio del Paese". Garber, in un'intervista alla National Public Radio, si è interrogato sul motivo delle misure punitive che colpiscono la ricerca: "Tagliare i fondi danneggia Harvard, ma danneggia anche l'intero Paese, perché i fondi per la ricerca non sono un dono, sono risorse destinate a progetti considerati di alta priorità dal governo federale". Tuttavia, Trump ha ordinato alle agenzie federali di cessare tutti i contratti con Harvard, comportando un ulteriore taglio di fondi pubblici pari a 100 milioni di dollari, una decisione che di fatto recide i legami rimanenti dell'amministrazione con l'università.

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