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(dis)equità sportiva
27 Giugno 2025 - 18:48
Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha annunciato un cambio di direzione: stop alla partecipazione delle donne trans alle competizioni femminili, in nome dell’equità sportiva. Il giornale britannico The Guardian ha rivelato che l’orientamento dell’Organismo guidato da Kirsty Coventry, neo‑presidente, è quello di «tutelare la categoria femminile», eliminando quelle che definisce derive buoniste o politicamente corrette.
Il Cio ha deciso di mettere da parte le politiche inclusiviste basate unicamente sull’identità di genere e di riscoprire la biologia come criterio fondamentale. Coventry ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro composto da esperti scientifici e rappresentanti delle federazioni internazionali, con l’obiettivo di elaborare regole sportive calibrate, considerando la tipologia di disciplina e le specificità di ogni sport
Una novità significativa arriva dal pugilato: il World Boxing, riconosciuto dal Cio, ha già introdotto test genetici obbligatori per stabilire l’idoneità delle atlete alla categoria femminile. Questa scelta, definita dirimente, è stata motivata da ragioni di sicurezza e di equità competitiva
Le controversie esplose durante i Giochi di Parigi 2024, in particolare nel torneo femminile di pugilato, hanno alimentato pressioni su federazioni e organizzatori: il caso delle atlete Imane Khelif e Lin Yu-ting, che avevano subito esclusioni dal mondiale, ma poi avevano gareggiato alle Olimpiadi, ha sollevato dubbi sulla chiarezza delle norme.
Coventry ha ammesso che “è emerso un consenso diffuso” tra i membri Cio sull'urgenza di salvaguardare la categoria femminile, pur confermando che i risultati già acquisiti restano inalterati: non verranno riconsiderate le medaglie di Parigi.
Il Cio pone come priorità l’equilibrio tra inclusione, sicurezza ed equo svolgimento delle gare. Coventry ha sottolineato che la futura politica sarà costruita “con rigore scientifico” e su misura per ciascuno sport, accogliendo il contributo delle federazioni e degli esperti del settore. Resta da vedere se il modello tesato dal Cio emulerà le decisioni già adottate da World Athletics, World Aquatics o World Rugby, che hanno introdotto limiti rigidi sull’accesso delle donne trans o DSD (Differenze dello sviluppo sessuale) alle competizioni femminili.
La prossima tappa sarà il lavoro del gruppo scientifico e federativo, che dovrà definire parametri oggettivi e misurabili: da criteri cromosomici a livelli ormonali, a test specifici per tipologia di sport. L’approccio sarà prospettico, non retroattivo: le nuove regole entreranno in vigore solo per le competizioni future.
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