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Il rito dei 100 giorni: tra superstizione e tradizione, i maturandi italiani celebrano l'imminente esame di maturità

Dalla Torre di Pisa alla leggenda militare del Mak P, ecco perché migliaia di maturandi celebrano i 100 giorni alla maturità

Il rito dei 100 giorni: tra superstizione e tradizione, i maturandi italiani celebrano l'imminente esame di maturità

Cosa spinge migliaia di studenti italiani a celebrare i 100 giorni che li separano dall'Esame di Maturità con riti e tradizioni che sembrano usciti da un libro di storia? La risposta risiede in un mix di superstizione, tradizione e un pizzico di folklore che rende questo momento un vero e proprio rito di passaggio per i giovani maturandi.

Oggi, lunedì 10 marzo, segna l'inizio del conto alla rovescia per gli studenti italiani che si preparano ad affrontare l'Esame di Maturità. Questa ricorrenza, che cade esattamente 100 giorni prima dell'inizio delle prove, è stata onorata da molti studenti in tutta Italia con celebrazioni che variano da regione a regione. A Pisa, ad esempio, gli studenti hanno rispettato un antico rituale: compiere 100 giri attorno alla celebre Torre, nella speranza di ottenere il voto più alto possibile. Un gesto che, sebbene possa sembrare bizzarro, è carico di significato simbolico e rappresenta un augurio di successo.

LE ORIGINI MILITARI DELLA TRADIZIONE
Ma da dove nasce questa tradizione dei 100 giorni? Secondo una leggenda, riportata da varie fonti, l'usanza avrebbe origini militari. La cerimonia del Mak P, celebrata all'Accademia militare di Torino, sarebbe stata l'ispirazione. Nel 1839, un allievo di nome Emanuele Balbo Bertone di Sambuy, di fronte a un decreto regio che riduceva la durata dei corsi per ottenere la nomina a sottotenente, esclamò in piemontese: "Mach pi tre ani!", ovvero "Solo più tre anni!". Questa espressione divenne popolare e, con il tempo, gli anni furono convertiti in giorni, dando vita al conto alla rovescia "mach pì cènt". Da allora, la tradizione si è diffusa nelle scuole militari di tutta Italia, arrivando fino ai maturandi dei giorni nostri.



Questa celebrazione, sebbene affondi le sue radici nel passato, rappresenta un vero e proprio rito di passaggio per i giovani studenti. È un momento di condivisione, di speranza e di preparazione psicologica all'esame che segnerà la fine di un ciclo di studi e l'inizio di una nuova fase della vita. 

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