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LA CANZONE

Ascensori guasti e acqua non potabile: i lavoratori del grattacielo le cantano alla Regione

L'inno di "protesta" composto e registrato dai dipendenti trasferiti al Lingotto è un "tormentone" su Whatsapp, Facebook e Telegram

Dopo decine di anni d'attesa perché fosse ultimato e un'inaugurazione celebrata con il tradizionale "taglio del nastro" non è passato nemmeno un anno e i dipendenti che, da qualche mese lavorano a Lingotto, hanno già scritto e registrato il loro "inno di protesta". Una vera e propria “clip” che circola, ormai da qualche settimana, di smartphone in smartphone tra Whatsapp e Telegram. Chiare e dirette le parole delle strofe. «Lavoravamo in centro vicino alla stazione, ci han trasferito tutti in un grande palazzone chiamato grattacielo, proprio all’americana, che ha deturpato il panorama». Ancora più esplicito e con tanto di “autotune” ritornello. «In questo grattacielo mi sento prigioniero, il disagio mi circonda e mi sento uno straniero». Da qui la difficoltà a concentrarsi e produrre. «Mi sento in una piazza, mi gira la testa, lavoro proprio male, ma che vita è questa». E il dito è puntato contro gli uffici “open space” in cui sono stati trasferiti i dipendenti. «Lavoriamo in “open space” per noi è un po’ un sopruso, chi ne predica i vantaggi, però, ha un ufficio al chiuso. In questo spazio aperto c’è tanta confusione, la prima a scomparire è la mia concentrazione».

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