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L'ALLARME

Landini all'attacco di Stellantis: «Il riciclo è solo un pannicello caldo»

Il segretario della Cgil a Torino chiede investimenti agli Elkan e un maggiore impegno del governo

Prima di salire sul palco di piazza Castello per il comizio conclusivo della grande manifestazione che, solo a Torino, ha portato in piazza migliaia di lavoratrici e lavoratori, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, esprime la propria preoccupazione rispetto al comparto "automotive" fondamentale per Torino e il Piemonte. Se non per l'Italia. «In Piemonte la preoccupazione c'è, così come in tutto il Paese. Noi non siamo assolutamente d'accordo con alcune scelte che vengono portate avanti da Stellantis perché, in realtà, noi non sappiamo ancora quali modelli vengono fatti, quali stabilimenti vengano garantiti, se si garantirà l'occupazione di tutti. Qui il problema non è solo riciclare, qui il problema è fare, progettare, produrre automobili: noi siamo un paese che potenzialmente ha la capacità di produrre un milione e mezzo di auto, ne stiamo producendo meno di 500mila e abbiamo tutti gli stabilimenti che sono in realtà sovradimensionati, in molti casi sono in cassa integrazione» sottolinea Landini, guardando proprio al comparto e alla filiera di Torino e del Piemonte. «Quindi, da questo punto di vista, per noi è necessario che il governo insieme a noi, si rivolga a Stellantis per impegnarla a investire, a rimanere qui, nelle attività, nelle produzioni. Vorrei far notare che Stellantis nel suo azionariato c'ha il governo francese. Mentre il governo italiano non c'è, vorrei far notare che è così anche per la Volkswagen e per tanti gruppi statunitensi particolarmente importanti. Da questo punto di vista è evidente che c'è la necessità di un cambiamento, perché non solo c'è il rischio per gli stabilimenti di Stellantis, ma oggi a rischio tutto il sistema della componentistica del nostro Paese». 

Quello del "polo del riciclo" appena presentato da Stellantis per Landini non è altro che «un pannicello caldo» rispetto alle necessità di nuovi investimenti nel settore. «io penso che ci sia stata una pessima politica dell'auto: già dal 2010 denunciamo da soli quanto sta succedendo nel mondo dell'automotive, i ritardi che stavano avvenendo e quello che si sarebbe rischiato di pagare. Oggi c'è bisogno di un impegno diretto anche di investimenti a partire, naturalmente, anche da John Elkann.Perché allo stato attuale noi non abbiamo alcuna certezza e, insisto, non raccontiamoci storie: non è che che Mirafiori a Torino abbia risolto il problema con il "riciclo". Non prendiamoci in giro, quello è un "pannicello caldo" che ci può statre se c'è una strategia più generale che dica con chiarezza quali modelli si fanno. Come si rilancia la ricerca? Quali produzioni? Questo è un tema che riguarda tutti gli stabilimenti del nostro Paese e, insisto, riguarda proprio anche la struttura generale del gruppo. Il governo intervenga, in modo anche serio per andare in questa direzione. Ad oggi, noi, queste risposte non ce le abbiamo ancora». 

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