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Uno scheletro nel bosco. E' di Mara Favro? Il giallo è a una svolta

Carabinieri, vigili del fuoco e l'associazione Penelope cercano la cameriera. Fabrizio Pace: «Il posto giusto è questo»

Ossa in numero tale da ricomporre, se messe insieme, quasi totalmente uno scheletro umano. E’ a una svolta il giallo di Mara Favro, la cameriera scomparsa la notte tra il 7 e l’8 marzo di un anno fa in Valsusa. Oggi, a cercarla a Gravere c’erano sempre carabinieri e vigili del fuoco, ma si è unita anche Penelope Piemonte, associazione specializzata nelle ricerche di scomparsi. Ricerche parallele, insomma. I militari, dopo gli indumenti e i primi resti ossei trovati, ufficialmente non parlano di altri rinvenimenti oggi. Ma le ossa rinvenute, tra quelle della scorsa settimana e i resti di ieri, sono in gran numero. Uno scheletro, in pratica, e ci sarebbe anche la testa. Saranno gli esami a stabilire se quei resti sono di Mara Favro, ma non se ne saprà a breve. Forse tra una settimana, più probabile tra una ventina di giorni. Non solo. Oggi è spuntata anche un’etichetta, strappata da dei pantaloni

I cani molecolari
Da due fuoristrada scendono quattro cani. Un Lagotto romagnolo, un Golden Retriever e due Schnauzer. Sono di Penelope Piemonte e accompagnano l’associazione nei sentieri (molto pericolosi) di Gravere. Non al centro sportivo Santa Barbara, bensì dalle parti del depuratore. Al campo, invece, ci sono ancora i carabinieri del Nucleo investigativo di Torino e i vigili del fuoco, sempre del capoluogo. Gli operatori, a differenza di ieri, non fanno alzare i droni. Le ricerche infatti sono più contenute e all’ora di pranzo il quartier generale viene smobilitato. Le ossa trovate, però, sono parecchie. Forse sufficienti a ricomporre gran parte di uno scheletro umano. Di una donna? Di Mara Favro? Le risposte dovranno darle gli esami disposti dalla procura di Torino, che ha incaricato un consulente (non saranno i Ris a fare le analisi). Ma queste risposte non arriveranno a breve. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per sapere, con certezza, se i resti ossei rinvenuti sono di Mara Favro.

I pantaloni di Mara
Sono quasi finite le ispezioni quando un cane inizia ad abbaiare. Ha fiutato qualcosa. E a spuntare fuori è un’etichetta, che quasi certamente si è staccata da un paio di pantaloni. E’ il reperto migliore trovato oggi durante le ispezioni su e giù lungo i sentieri impervi che, tra la boscaglia, conducono alla Dora. Dove molto probabilmente Mara Favro è stata buttata da chi l’ha uccisa. Del suo omicidio (e dell’occultamento del suo cadavere) sono sempre indagate due persone: Vincenzo “Luca” Milione, gestore del Don Ciccio, e Cosimo Esposito, l’ex pizzaiolo. Il locale di Chiomonte è l’ultimo posto dove la 51enne Mara Favro ha lavorato. Prima di sparire nel nulla. Inviando due messaggi, contraddittori. Uno all’amico Carlo: «Come stai? Ho trovato lavoro al Don Ciccio e mi trovo benissimo». E un altro, a un secondo amico: «Qui mi trattano come una pezza da piedi». Dell’omicidio è sempre stato convinto Fabrizio Pace, presidente dell’associazione Penelope Piemonte e criminologo forense che, nel 2014, aveva già ritrovato un corpo, quello di Elena Ceste. «I resti umani parlano chiaro - spiega Fabrizio Pace - e se necessario torneremo qui a fare ulteriori ricerche. Perché ogni elemento può essere importante, fondamentale. Anche solamente la falange di un dito. Aspettiamo l’esame del Dna, ma di una cosa siamo certi: quello di Mara Favro è un omicidio a tutti gli effetti. Mara non si è suicidata, ma è stata uccisa e qualcuno l’ha gettata qui». 

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