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IL REPORTAGE
13 Ottobre 2023 - 21:36
Barricati in casa per colpa degli spacciatori. La fotografia di ciò che avviene in certe strade di Torino nord arriva da marito e moglie che entrano in un palazzo di corso Giulio Cesare, all’ora di pranzo. «Viviamo qui dal ‘62, ma alla sera non usciamo più. I pusher si piazzano all’angolo della strada e da quel momento la zona diventa casa loro. Ormai non è più vita, a una certa ora se passeggi in strada cambi persino marciapiede per evitarli. Non ci sono regole qui». A pochi metri, in via Varese, spunta uno dei tanti “palazzi dello spaccio” di Torino. Cinque piani, da fuori non sembra nemmeno così malmesso. Ragazzi di colore escono col monopattino, basta fermarsi mezz’oretta per vederne uscire quattro o cinque. «Di giorno il quartiere è vivibile, ma alla sera non più. E io lavoro qui da quarant’anni, l’ho visto cambiare», racconta Maria Grazia Mossetto, titolare del negozio di carta da parati all’angolo tra via Varese e corso Giulio Cesare.
La polizia, giusto l’altro ieri, ha sgomberato quello che era lo stabile della droga per eccellenza di Torino: corso Regina Margherita 162, a due passi da Porta Palazzo. Droga, sporcizia ovunque e pure appartamenti occupati abusivamente. Con le forze dell’ordine, in corso Regina c’era anche il sindaco Lo Russo. Che quest’anno aveva già visitato in più occasioni un altro condominio da incubo per quanto riguarda la droga e l’illegalità, quello di corso Giulio Cesare 169, a un amen dal “trincerone”, sempre a Barriera di Milano. «Se abbassa la telecamera le racconto tutto, altrimenti questi mi ammazzano», intima un residente a spasso col cane. «Spaccio qui? C’è sempre stato. E non ce ne libereremo mai. Inutile che venga il sindaco. Questa zona di Barriera non cambia». Il condominio della paura fa angolo con via Sandigliano. Allo stesso numero ci sono uno smooke-bar, un parrucchiere e il solito minimarket aperto 24 ore su 24. Ed è proprio sui gradini di quest’ultimo negozio che si siedono i pusher. Poi c’è chi sta in piedi, a controllare l’angolo e a fischiettare ai passanti. «Tutto a posto, amico?», domanda di rito per chiedere se si vuole comprare coca o crack.
E poi c’è corso Vigevano. A neanche cento metri dal rotondone di piazza Baldissera, ecco il palazzo - che in realtà è un fabbricato di appena due piani - dove gli agenti del commissariato Dora Vanchiglia sono di casa. E pure i vigili del fuoco, perché in queste topaie gli “ultimi” vivono stipati come sardine, in condizioni igieniche pessime, per non parlare delle norme di sicurezza. L’edificio, in più di una circostanza ha preso fuoco, l’ultima volta nel novembre di due anni fa. E appena un mese prima del rogo, un romeno aveva pestato a sangue un albanese, al termine di una lite scoppiata nella discoteca dello stesso fabbricato. «Non ci fidiamo ad andare in giro. Guardi là, si radunano in quell’angolo. La polizia passa ma non conclude mai niente», racconta Pietro. «Volete capire come si vive in questa zona? Allora venite alla sera, non di giorno», dice Rosario, mentre fa ampi cenni con le mani per indicare il luogo dove si piazzano gli spacciatori. Gli fa eco Domenico, detto “Mimmo”: «Qui è uno schifo tutti i giorni, secondo me non si risolverà mai niente in questa zona di Torino».
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