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Pista da bob a Cesana, il paese dice sì al ritorno dei Giochi: "Basta sprechi"

Il ricordo dei Giochi 2006 e la speranza che turisti e appassionati tornino a popolare la valle

A Cesana, alle tre del pomeriggio di martedì, c’è poca gente in strada. L’inverno qui inizia a fare capolino presto con il termometro che scende e il sole che scompare nel pomeriggio dietro le montagne. Entrando in un bar chiediamo che cosa ne pensino della possibilità che Cesana torni a far parte della grande festa Olimpica di Milano-Cortina nel 2006. Di Giochi invernali se ne intendono e il ricordo di quel 2006 che ha popolato la valle e di cui - gli anni successivi - non si è più saputo nulla, è ancora vivido. 


«Credo che potrebbe riportare un po’ di turismo in valle» commenta Graziano. Lui nel 2006 c’era e ha visto cosa possono rappresentare le Olimpiadi per un paesino come il suo. «All’epoca avevo visto un paio di gare di slittino e, secondo me, è una opportunità interessante da cogliere». La pensa alla stessa maniera anche Luca, che a Cesana ci lavora e giudica positivamente la candidatura piemontese. Subito poi confessa: «Seguo il bob solo durante le Olimpiadi e per le gare più importanti, ma mi piace».

Dopo il sopralluogo di ben due ministri della Repubblica presso la pista da bob, residenti e commercianti del paese tornano a sperarci. «La pista c’è già, perché non usarla?» domanda qualcuno. «Basta sprechi» gli fa eco un altro e in molti pensano che le gare possano rappresentare un ritorno del turismo in città. Guarda alle ricadute economiche del sogno olimpico anche Damiano, che pure ricorda come nel 2006 «molti venivano a Cesana solo per vedere le gare e poi andavano via». Le vere ricadute economiche e i benefici «li hanno visti solo Torino».  

C’è poi l’aspetto del riutilizzo di un impianto abbandonato da anni che sembra stare particolarmente a cuore agli abitanti del paese. «L’impianto c’è e questa è l’occasione per rimetterlo a nuovo» sottolinea ancora Luca. «Andare a fare una pista, con costi maggiori non avrebbe senso». L’alternativa di spostare le gare all’estero poi proprio non piace. «La struttura c’è già e sarebbe inutile farne un’altra e andare a spendere soldi altrove» commenta Alberto. Poco distante un signora borbotta: «Ci hanno lasciato solo ammoniaca in eredità». Quando le chiediamo di dirci di più, allunga il passo e si allontana. La ferita del post olimpico qui - come altrove - è ancora aperta.

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