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IL REPORTAGE

Cosa c'è dietro il business dell'elemosina? La testimonianza shock

Dalle finte gobbe vestite di nero ai trafficanti di cuccioli, adesso in centro arriva il fenomeno dei pendolari mendicanti

Alle spalle dei mille clochard, senzatetto e mendicanti censiti a Torino, si nascondono i “professionisti dell’elemosina”. Un fenomeno non certo nuovo ma che, negli ultimi anni, ha mostrato il proprio volto senza lesinare sul cinico sfruttamento di persone disabili, cuccioli e animali di compagnia. Ricorderete tutti le anziane curve vestite di nero che, fino a qualche anno fa, spuntavano con orari regolari tra piazza Cln e via Roma, risultando poi essere tutt’altro che vecchie, con appena una trentina d’anni sulla gobba, anche questa, posticcia.

Oppure gli storpi e i mutilati, sfruttati da una associazione per delinquere scoperta in Liguria e anche all’ombra della Mole Antonelliana. Figuranti costretti a mostrare agli angoli delle strade gambe mozzate, braccia amputate e le peggiori deformazioni fisiche, spesso, provocate ad arte alla nascita nei paesi d’origine nella regione di Satu Mare. E poi chi, per chiedere l’elemosina, non si fa scrupolo di portare al gelo cuccioli di cane, anche di razza, per poi tentare di venderli a passanti di buon cuore, facili alla commozione.

Ebbene, dopo questi, arrivano anche “pendolari” e “trasfertisti” della questua, come ci raccontano diversi testimoni che, sotto i portici del centro, li hanno incontrati per mesi fino a vederli sparire in occasione delle feste. Ed è proprio uno dei mendici che, ogni giorno, siede sotto i portici di via Roma a raccontarci il retroscena shock.

«Quando chiedi perché molti non vanno nei dormitori, tu, ovviamente, ti riferisci a quelle che sono le “emergenze freddo”, quindi, quei i posti vengono organizzati per accogliere i senza tetto durante i periodi più rigidi dell’anno» ci racconta Franco, 50 anni. «Certo che è una realtà è un “underground” in cui molta gente lo fa. Appunto. per convenienza». Nel senso che «non vanno in dormitori per scelta, addirittura non si lavano o non si vestono adeguatamente. Anche se le possibilità in giro ci sono. Sono scelte dovute dallo stile di vita, dai “vizi” che una persona ha o può avere… E poi c’è chi, magari, sceglie di fare una vita veramente ai limiti. Una vita di questo genere ma c’è una piccola percentuale, invece, di gente che come me lo prende come un lavoro e ha la sua casa e una sua vita al di fuori del lavoro più che normale, come tantissima altra gente» aggiunge senza censure o reticenze il nostro testimone.

«Avendo questo “visione privilegiata del mondo”, diciamo, ho scoperto tante cose. Per esempio che, molti di alcune parti d’Europa tipo Romania Ungheria, sono qua solo per certi mesi dell’anno, poi, mandano i soldi a casa e, per le feste, ad esempio, tornano a casa col pullman. Però vanno a godersi le ferie a casa e poi tornano a Torino, anche solo qualche giorno, a “lavorare”. Sono dei “trasfertisti” dei “frontalieri” un pochino a lunga distanza». Recitano un personaggio o vengono sfruttati, ci chiediamo… «Per questo genere di accattonaggio, no, non credo ci siano organizzazioni. Non sono assolutamente sfruttati ed gente che lo fa per contro proprio. Esattamente come farebbe un musicista di strada».

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