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19 Febbraio 2024 - 19:53
«Il reato non sussiste. Non ho falsificato nulla». Così Umberto Barbero, collezionista d’arte torinese, indagato dalla Procura dopo l’annuncio di voler regalare un quadro di Picasso a Sinner. L’accusa è di falsificazione di opera d’arte.
Era il 27 novembre, quando Barbera ci raccontava di voler donare al giovane campione un pittogramma attribuibile a Pablo Picasso. Alla vigilia dell’ennesima vittoria del tennista altoatesimo, il nucleo della tutela delle opere d’arte e dei beni culturali ha avvicinato Barbera e gli ha sequestrato l’opera.
«È un disegno attribuibile a Picasso per una serie di considerazioni logiche e analogiche» ci spiega. «Soprattutto per la soluzione di un enigma contento all’interno del dipinto» precisa Barbera e fa riferimento all’invito, contenuto all’interno della tela, a cercare un tesoro nascosto sotto un campo da tennis a Cap d’Ail, in Costa Azzurra, dove tra le rocce cresce l’aglio selvatico. L’opera rappresenta infatti un vaso di fiori, con in cima un cerchiolino azzurro, che ricorda una pallina da tennis. Ma anche un po’ una testa d’aglio selvatico. Si tratta di un pittogramma, le cui interpretazioni possono essere plurime. «Un esperto averebbe potuto tranquillamente approvare o negare l’autenticità del quadro» prosegue Barbera. «Per quanto mi riguarda, ha tutte le caratteristiche per essere attribuito a Pablo Picasso, senza alcun ragionevole dubbio» si difende e fa sapere di aver nominato «un collegio di difesa» composto da due legali, sotto il patrocinio dello Stato. «Non essendo un collezionista miliardario ho la fortuna di avere il patrocinio dello Stato» puntualizza. Barbera ha inoltre chiarito di aver scelto due avvocati non torinesi. «Sono del Foro di Napoli. Apprezzo molto la rettitudine e la fantasia di quel mondo». A differenza dei torinesi? «No, ma ho scelto degli avvocati fuori piazza perché presentino una istanza che tenderà a dimostrare i vent’anni che ho passato a studiare Picasso - prosegue -. E poi che il quadro potrebbe essere autentico».
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Il suo valore può essere misurato in due modi, ci aveva raccontato l’esperto quando ancora l’idea del regalo per Sinner sembrava fattibile. Da un lato, c’è il valore commerciale del bene, indicato da un perito d’arte iscritto ad un Tribunale e parla di circa 300mila euro. Un secondo metro di giudizio è quello che misura la ofelimità del bene, vale a dire la quantità di piacere che esso provoca nel suo possessore, in una scala che va da uno a dieci. «Si tratta di un valore del tutto personale e non valido per la proposta di vendita» precisa l’esperto. «Speriamo che la questione di risolva con una bolla di sapone» conclude e conferma di voler donare il quadro a Sinner. «Riprenderemo l’istruttoria per l’autenticazione non appena possibile, trovando un perito esperto non solo del tratto di Picasso, ma che abbia una buona conoscenza anche degli enigmi. Io sono solo un collezionista. Lascio la parola agli esperti». conclude Barbera.
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