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La denuncia

VIDEO - Disabili prigionieri alle case popolari: «Siamo agli arresti domiciliari da 11 giorni»

Colpa di un ascensore rotto e di un pezzo che non arriva: ecco cosa ci hanno raccontato

C’è chi è costretto a vivere in albergo, chi si è rifugiato dai parenti. E chi non può fare altrimenti e fa una fatica titanica per entrare e uscire di casa, arrampicandosi per infiniti piani di scale: «Mio marito non riesce proprio a muoversi ed è agli arresti domiciliari da 11 giorni per colpa dell’ascensore che non funziona» si sfoga Maria Spatafora.

Benvenuti nelle case popolari di via Orvieto 1/5, palazzone gestito da Atc e pieno di anziani, disabili e malati. Dove l’ascensore non funziona perché «quegli impianti sono particolarmente sensibili all’umidità», come spiega l’Agenzia territoriale per la casa. E di umidità, fra la scorsa primavera e i primi giorni d’estate, ce n’è stata parecchia. Infatti 3 ascensori su 11 si sono fermati nelle ultime ore. Quello della scala 1/5 è l’unico ancora fermo in attesa di un inverter, «una componente particolarmente importante dell’elevatore, già ordinato dai tecnici di Atc - spiegano ancora dall’ente - La fornitura del ricambio, sulla base delle previsioni dell’impresa, è stimata nell’arco di una decina di giorni».

Intanto disabili e anziani aspettano. Ma non in silenzio: nonostante le loro difficoltà, ieri erano tutti al piano terra con stampelle, sedie a rotelle e carrozzine elettriche. Dicono che l’umidità e le piogge non c’entrano, smentendo la tesi di Atc. Poi partono all’attacco: «Siamo pronti ad andare a dormire sotto il Comune» avvisa le istituzioni Antonio Ciriello. Una signora, Claudia Amato, mostra un cartello con la scritta “Aggiustate l’ascensore, non ce la facciamo più”. Poi si sfoga: «Ho una protesi al ginocchio e andare su e giù non mi fa bene per niente».

Alessandro Agostinelli, vice presidente dell’associazione “I do - Disabili in movimento”, è in sedia a rotelle e abita al settimo piano di via Orvieto: «Dovendo lavorare e fare delle visite, sono dovuto andare in un albergo qui vicino». Al momento l’unico aiuto possibile per i residenti è proprio in caso di visite mediche. Nel caso, possono chiamare un servizio di ausilio motorizzato: «Devo constatare che Atc e politica sono permeati da una cultura abilista». Cioè di discriminazione verso i disabili: «Pensano che possiamo uscire di casa solo per le visite, come se non avessi una vita degna come le persone normali. Non è possibile che il pezzo di un ascensore impieghi due o tre settimane per arrivare: siamo nel 2024».

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