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Uliano (FIm Cisl): "Ecco perché a Mirafiori serve anche la Maserati"

Il segretario del sindacato dei metalmeccanici tra i dati della produzione Stellantis e l'obiettivo 200mila vetture

Anticipare i nuovi modelli, specialmente Maserati, accelerare sulla Fiat 500 Ibrida. La Fim Cisl insiste che per Mirafiori servono almeno 200mila auto. Ne abbiamo parlato con il segretario nazionale Fernando Uliano.

Si continua a dire che a Mirafiori serve un nuovo modello: ma il mercato è in grado di assorbire una produzione di 200mila vetture come quelle che servirebbero?
«Se ci riferiamo alla 500 ibrida, quello è stato un importante risultato, oggetto di una mobilitazione e iniziative sindacali: indispensabile che a Torino venisse affiancato un veicolo di largo consumo. È chiaro che questo elemento per noi dà garanzie rispetto alla missione produttiva dello stabilimento, abbiamo chiesto che parta entro il 2025. Poi è chiaro che ci sono aspetti legati al mercato e alla ricezione del modello che dovrebbero essere verificati. C’è poi un tema Maserati importante su Mirafiori: Maserati era uno degli obiettivi di rilancio di Stellantis nel piano industriale, a oggi abbiamo una comunicazione che riguarda la Quattroporte, prevista nel 2028 e questo dal nostro punto di vista non va bene, bisogna probabilmente ripensare e ridefinire le strategie sui modelli Maserati, ma è indispensabile che partano».

Il ministro Urso ha detto che, per attrarre produttori cinesi, Torino ha le capacità tecniche e l’ambiente adatto. Ma anche Stellantis è partner di un produttore cinese.
«Sì c’è una partita Leapmotor: abbiamo chiesto di verificare anche gli aspetti di natura positiva per quanto riguarda l’implementazione di alcune produzioni, a oggi c’è solo un aspetto di ricaduta positiva per quanto riguarda un nuovo partner, noi siamo contrari ai cavalli di Troia che consentono alle auto cinesi di invadere l’Europa e quindi “scassare” il sistema industriale del nostro Paese. Per noi, fondamentale che dentro le logiche industriali sia cinesi in qualche modo soci di Stellantis che cinesi provenienti da altre multinazionali asiatiche, ci sia un elemento di aspetto industriale ai contraccolpi positivi dal punto di vista occupazionale».

Vedendo i dati, e le produzioni spostate all’estero, pensate che Stellantis stia disimpegnandosi dall’Italia?
«No, quello no, perché abbiamo delle assegnazioni di nuove vetture. La situazione che noi vediamo nell’analisi che abbiamo fatto del primo semestre è una situazione di difficoltà sui volumi. È chiaro che bisogna comprendere l’efficacia dei modelli che vengono lanciati dagli stabilimenti, capire quali sono le ragioni di questa flessione importante che abbiamo riscontrato nel primo semestre e da quella anticipare alcuni lanci produttivi che ci sono stati descritti: per esempio, quelli relativi allo stabilimento Stellantis di Cassino e quelli relativi al Maserati di Mirafiori. Per noi diventa importante capire la coerenza tra i lanci previsti e i lanci già comunicati con l’obiettivo del milione di vetture entro il 2030».

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