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Il caso
14 Agosto 2024 - 08:00
Cancelli chiusi, nessuna traccia di persone (né dentro né fuori), molte bici nascoste dietro una siepe e la solita sensazione di abbandono. Eccezion fatta per qualche scritta sui muri. Eppure Manituana, così è stato ribattezzato ai tempi l’ex deposito Amiat di via Padova, vive ancora.
Cinque anni di occupazione in borgata Aurora/Rossini, nonostante le proteste. Soprattutto quelle dei consiglieri comunali e circoscrizionali di opposizione. Il futuro del Laboratorio culturale autogestito, al centro di numerosi dibattiti e polemiche, rimane insomma molto incerto.
Autogestione
Lo stabile in questione è di proprietà di Amiat ed è autogestito da gennaio 2019, periodo in cui gli occupanti hanno iniziato a organizzare illegalmente eventi e feste abusive, ma nonostante le richieste dell’opposizione comunale e le accese discussioni che a settimane alterne si verificano in Circoscrizione 7 e altre sedi, continuano a non esserci interventi di sgombero in programma. Inutilizzato da tempo, il deposito che fa angolo con corso Regio Parco e corso Novara è stato occupato nel 2019 da una sessantina di giovani. Oggi, però, risulta difficile quantificare il numero esatto di occupanti.
La protesta
Sul caso vanno giù duro i consiglieri di Fdi della Sette, Patrizia Alessi, Francesco Caria e Domenico Giovannini. «All’amministrazione piacciono le occupazioni, continua tollerarle e anche a coccolarle come nel caso di Akatasuna - attaccano Alessi, Caria e Giovannini -. Nella lettera al nuovo assessore alla Sicurezza ho chiesto cosa ne pensa. Manituana occupa anche la strada con feste, sempre indisturbati. Sarebbe ora di dire basta e di ripristinare la legalità».
Polemico anche il consigliere comunale in quota Fdi, Enzo Liardo. «Se con questa giunta siamo arrivati perfino a legittimare il centro sociale Askatasuna - accusa Liardo -, dubito che in futuro si muoverà qualcosa per liberare Manituana. Torino è ormai succube di queste situazioni e la gente è stanca, chiede risposte».
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