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L'inaugurazione
20 Settembre 2024 - 15:16
Si è tenuta questa mattina l'intitolazione dell’istituto comprensivo di via Sidoli 10 a Carolina Picchio, la ragazza di 14 anni di Novara che nel 2013, si è tolta la vita dopo essere stata vittima di cyberbullismo.
La prima scuola in Italia
Si tratta della prima scuola dedicata alla memoria della quattordicenne, un appello nato dalla voce degli stessi studenti. L’istituto di via Sidoli è anche l’unico in Piemonte ad aver vinto il bando della “Fondazione Carolina Picchio”, nata per raccogliere il messaggio di “Caro” e diffondere la sfida del papà Paolo Picchio per aiutare i ragazzi nell'utilizzo della rete. «Carolina era nata a Torino, non lontana da qui - ha raccontato il padre -, in una clinica in via Bidone. Lei ci ha lasciato un messaggio: io spero che adesso voi ragazzi siate più sensibili sulle parole. Per questo motivo abbiamo creato una Fondazione di esperti, perché non ci siano più altre Carolina».
L'inaugurazione
All'inaugurazione hanno preso parte anche il prefetto, Donato Carfagna, e il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, in rappresentanza della città insieme all’assessore all'Istruzione, Carlotta Salerno. Oltre alla dirigente scolastica Pia Giuseppina Falcone, a Ivano Zoppi, segretario generale della Fondazione Carolina Picchio e al presidente della Circoscrizione 8, Massimiliano Miano. «Molti nostri ragazzi, dicono le statistiche, sentono ancora gli effetti della pandemia - ha spiegato Lo Russo -. Questo deve responsabilizzare noi genitori, bisogna lavorare (e molto) sul tema della prevenzione». Un'intitolazione che è anche «un segnale importante» ha aggiunto il prefetto Carfagna. Mentre l'assessore Salerno si è rivolta ai ragazzi chiedendo di raccontare a chi verrà «la bellezza e la bontà di Carolina. E tutto ciò che ci ha lasciato. La cosa meravigliosa che ha fatto il papà è stato superare quel dolore e trasformarlo in energia».
La fondazione
La fondazione, nata per raccogliere il messaggio di Carolina e la sfida di Paolo Picchio, il papà di “Caro”, si impegna a sostenere progetti scolastici che mirano a prevenire la violenza e la discriminazione di genere online. L’obiettivo del bando era chiaro: sostenere progetti che promuovano un uso sicuro e consapevole della rete.
La storia
La giovane novarese di 14 anni decise di uccidersi dopo aver visto sul web un video che alcuni suoi compagni avevano girato ad una festa dopo averla fatta ubriacare. Per quella vicenda sei minorenni sono stati processati e poi condannati proprio per istigazione al suicidio. Per loro è cominciato un lungo e difficile periodo di espiazione attraverso un percorso che si spera possa contribuire al reinserimento nella società. “Le parole fanno più male delle botte” aveva scritto nel suo messaggio di addio.
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