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Paone (Uilm): «Subito un piano industriale per Torino» - IL VIDEO

Parla il segretario generale della Uilm di Torino

«Non ci servono solo gli ammortizzatori sociali. Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è un nuovo piano industriale per Torino». Incontriamo Luigi Paone, segretario generale della Uilm di Torino, al termine della tavola rotonda per parlare del futuro dell’auto e, in particolare, dello stabilimento di Mirafiori. Paone ha da subito le idee chiare: le istituzioni hanno assicurato nuovi aiuti per i lavoratori in cassa integrazione, ma quello che il sindacato chiede a gran voce è un impegno corale per creare un nuovo piano industriale che possa permettere a Torino di ripartire.

Segretario Paone, quali suggestioni sono emerse dal dibattito appena concluso?
«Da questa giornata credo che portiamo a casa tutti la consapevolezza di aver dato voce a chi, oggi, vive una crisi aziendale nel più totale silenzio e non può raccontare la propria storia. Quando organizziamo questo tipo di dibattiti e incontri lo facciamo anche per dare voce a tutte quelle persone che vivono in aziende piccole, a volte piccolissime, dove non c’è tanto audience e attenzione mediatiche per denunciare. Noi dobbiamo cercare di far capire alla città, soprattutto alle istituzioni, e a Stellantis, che c’è un mondo dietro queste aziende. Un mondo che sta soffrendo».
A proposito delle istituzioni. È soddisfatto delle risposte che sono state date dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo e dalla vicepresidente delle Regione Elena Chiorino?
«Oggi ci hanno confermato che sosterranno i lavoratori attraverso gli ammortizzatori sociali. Il problema - forse non lo hanno capito - è che a noi non servono solo gli ammortizzatori sociali. Non bastano più le misure di assistenza per i lavoratori in cassa».
E che cosa serve?
«Serve costruire un nuovo piano industriale per Torino».
“Torino riparte da Mirafiori” è solo uno slogan?
«No. Per noi non può essere solo una suggestione o, come dice lei, uno slogan. Deve essere un obiettivo reale da perseguire con ogni forza a disposizione e tutti insieme. Se così non fosse, vorrebbe dire che abbiamo decretato la morte di Torino».

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