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25 Luglio 2025 - 16:43
Una facoltà che applica le scienze e le tecnologie quantistiche alla comunicazione, al computing e al sensing: ovvero all'elaborazione e alla rilevazione di dati. L'altra che idea soluzioni tecnologiche all'agricoltura, come droni e sensori in grado di "fare l'elettrocardiogramma" alle piante, e anticiparne i bisogni. Gli ingegneri agrotecnologici e quantistici del futuro - che poi è praticamente presente - si formano a Torino. Questa mattina il politecnico di Torino ha incoronato i primi quattro neolaureati dell'Ateneo. Sono Gabriele Franzon, Gianluca Negrino e Matteo Vinci, laureati in Agritech Engineering.
Nel caso del corso di laurea in Quantum Engineering, poi, si tratta addirittura del primo con questo titolo in Italia. Si chiama Marco Parentin il 24enne ad aver raggiunto per primo questo traguardo, "in casa". «Mi ha sempre appassionato la fisica quantistica. Quest'apertura del corso di laurea mi ha spinto a "lanciarmi"», racconta con emozione Parentin, che già pensa al dottorato. «Vorrei continuare, ne cercherò qui o all'estero», aggiunge.
A festeggiare insieme a lui c'è anche il docente del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia - Disat e referente per il corso di laurea Marco Cocuzza: «Abbiamo scommesso due anni fa in questo corso di laurea completamente nuovo nel panorama italiano perché molti dei nostri studenti cominciano ad andare all'estero a cercare quest'offerta formativa. Oggi siamo molto orgogliosi, i risultati ci hanno dato ragione», racconta. Oggi, infatti, al corso sono iscritti circa 90 studenti (tra i due anni accademici). E sono tanti anche gli stranieri «Contiamo di raggiungere il target di 60, 70 persone. Numeri sani e corretti per questo tipo di corso», spiega Cocuzza.
Entrambi i corsi di laurea nascono dalle esigenze sul territorio «seguendo le richieste di aziende del settore, ma anche direttamente operatori agricoli», spiegano Tiziana Tosco e Danilo Demarchi, rispettivamente referente e vicereferente del corso di laurea di Agritech. Collaborazione che ha portato anche a quella che il World Economic Forum ha definito «tra le dieci tecnologie che cambieranno il mondo»: il sensore che valuta lo stato di salute delle piante, che il Poli già utilizza da tempo nella sua vigna urbana, attraverso una startup PlantZCare. Un modo decisamente nuovo di pensare sia l'agricoltura, che l'ingegneria, nell'ottica di una maggiore sostenibilità.
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