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Tutto il Conclave minuto per minuto

Parolin cala il suo asso, ma gli stranieri resistono e vogliono un Papa giovane, ecco cosa sappiamo

Il conclave alla prova del voto: l’abbraccio tra i cardinali Re e Parolin prelude a giochi di potere e speranze di unità in una Chiesa divisa tra tradizione e rinnovamento

I cardinali italiani e i più fedeli seguaci di papa Francesco hanno tentato il colpo di mano, provando a condizionare il voto della maggioranza dei cardinali. E’ stato il decano Giovan Battista Re che, nel corso della messa “Pro eligendo pontifice”, nel preciso momento dello scambio del segno della pace, si è avvicinato al Segretario di Stato Pietro Parolin, lo ha abbracciato e gli ha detto: «Auguri due volte». Segno evidente che in Conclave entra come favorito il primo diplomatico di Santa Romana Chiesa, forte di una cinquantina di voti, di cui tutti i 17 porporati italiani. E gli altri? Dopo le Congregazioni generali di questi giorni, sono emersi gruppi autonomi, ciascuno con un proprio candidato al papato. Gruppi che potrebbero definirsi “continentali” perché radicati nei Paesi di provenienza e decisi a portare a Roma le loro istanze. Questi gruppi percepiscono la Chiesa di Roma come una realtà lontana e il sentimento diffuso è anti italiano. Bisognerà vedere se il consesso che sostiene Parolin saprà attrarre nel corso del Conclave nuovi consensi. L’invito all’unità e a «fare in fretta», è stato ribadito da Re, diplomatico di lungo corso e “maestro di Parolin” durante l’omelia di ieri.

«Percepiamo unito a noi l’intero popolo di Dio - ha detto il cardinale Re - col suo senso di fede, di amore al Papa e di fiduciosa attesa. Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso. Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza». L’appello ha due elementi essenziali: il senso di responsabilità e il momento storico difficile. Dunque, i cardinali dovrebbero anteporre a tutto, il “bene generale” affidando la guida della Chiesa a chi ha esperienza di governo, senza fare “voli pindarici” e pensare a soluzioni “emozionali” di cui oggi, secondo Re, nessuno ne sentirebbe il bisogno. «Un atto umano - ha spiegato Re - per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità. Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione». Pertanto, non bisogna lasciare il cammino vecchio e certo per qualcosa d dinuovo e che può essere divisivo.

Il gruppo dei “bergogliani” si presenta, per certi versi, in un modo diverso dallo spirito che in questi anni ha caratterizzato il pontificato. Il cardinale Re, citando Dante, ha poi sottolineato: «L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna. I Cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove - come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis - “tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato”. Nel Trittico Romano, Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice, ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi” (Dante) nelle mani giuste».

Un’invocazione al giudizio divino giusto per far comprendere che, prima ancor di Dio, i cardinali votanti saranno giudicati dai loro fedeli che si attendono che le “somme chiavi” siano riposte nelle mani giuste. Ma al termine dell’omelia, Re si è lanciato in un volo a dir poco pindarico che forse non è piaciuto ai bergogliani e, meno ancora, a Parolin, ma il sostegno al Segretario di Stato non poteva essere sfacciato: «Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio. Lo Spirito Santo illumini le menti dei Cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo». Al termine della Messa, in piazza San Pietro nonsi è visto più nessun porporato (tutti hanno già preso possesso delle loro stanze a Santa Marta), ma chi, all’interno delle Mura Leonine ha incontrato alcuni cardinali, riferisce: «Hanno detto che il Papa nuovo sarà giovane e missionario...».

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