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Il Conclave minuto per minuto
07 Maggio 2025 - 07:42
Cardinali in preghiera
Nell’ampia sala stampa allestita dalla Santa Sede in via dell’Ospedale, a lato della sede dei Cavalieri del Santo Sepolcro (a due passi da San Pietro), i giornalisti di tutto il mondo appaiano perplessi. «Sembra che le Congregazioni generali - spiega un collega tedesco in abito particolarmente azzimato (tra i vaticanisti gli stranieri sono i più eleganti, gli italiani sono un tantino trasandati) - anziché chiarire le cose e individuare se non proprio il Pontefice, ma almeno una rosa di papabili, le abbiano confuse ulteriormente. Si entra in Conclave con il pensiero che sarà lungo». Già, perché i porporati che erano dati per “buoni”, pare abbiano deluso con interventi che non hanno entusiasmato. «Mentre elettori sconosciuti - aggiunge una collega polacca -, sono riusciti a catalizzare maggiormente l’attenzione con discorsi di grande contenuto e mostrando fervore». Ma ciò che noi giornalisti riferiamo sono solo i “sentito dire”, perché le Congregazioni sono riservate esclusivamente alla “berrette rosse”. Ma la sostanza non cambia. La preoccupazione si percepisce anche tra gli addetti ai lavori, vescovi, monsignori o semplici preti e suore. «Mai come in questa occasione dovrà soffiare lo Spirito Santo», è la frase più ricorrente che si sente dire tra via ella Conciliazione e Borgo Sant’Angelo.
In verità le Congregazioni hanno avuto il merito di mischiare le carte ad un punto tale che c’è chi ritiene che il nuovo Papa sarà una sorpresa per tutti, come lo fu Karol Wojtyła. Non sarà come Giovanni Paolo II, ma la sua elezione stupirà il mondo e la Chiesa. Come si sia giunti a questo punto, lo spiega il solito monsignore di lungo corso, già minutante presso la Segreteria di Stato Vaticana e che non manca di fornire a chi scrive, preziose pillole di saggezza e di conoscenza. «Tutti gli equilibri sono saltati - dice -. Chi sosteneva che le fazioni fossero due, progressisti e conservatori, sbagliava. Uno schema che oggi all’interno del Sacro Collegio non esiste più. Certo due sparuti gruppi, uno tradizionalista e l’altro riformatore, nel senso più radicale del termine, ci sono e hanno il loro peso. Ma la maggioranza dei cardinali che voterà, ragiona con la propria testa e antepone alle speculazioni politiche (Dio mi perdoni per il termine che ho usato), l’esperienza di pastore: a Oriente come a Occidente, a Sud, come a Nord». Il monsignore si ferma qui, ma barbotta ancora qualcosa “fuori dal taccuino” che si può molto liberamente sintetizzare cosi: «Il governo della Chiesa deve essere sì collegiale, ma il Papa deve essere un leader che ha condiviso tutte le ansie, le paure del Popolo di Dio e abbia una Fede rocciosa». In questo senso sembra profetico il film riproposto in questi giorni nelle sale cinematografiche, “Conclave”. Una storia che termina con l’elezione dell’ultimo tra i cardinali, e non certo in senso “politico”.
L’indicazione sembra essere proprio questa: il Capo della Chiesa sarà chi ha mostrato, con la sua vita e con il suo esempio, di essere vicino ai fedeli. Non solo ai poveri o ai diseredati, ma a tutti coloro che hanno Fede, ciascuno con le sue virtù, ma anche con i suoi peccati. Questo è l’identikit che non corrisponde certo a quello di alti prelati di curia, di fini diplomatici, di teologi, filosofi o dei pasdaran del progressismo o del conservatorismo. Il “popolo di Dio”, mai così numeroso a Roma prima e durante un Conclave (complice anche l’anno giubilare), almeno quello che si incontra tra piazza San Pietro e il Lungo Tevere, sembra essere molto lontano dalle preoccupazione che pervadono i cardinali. Ciò che emerge è una sorta di tifo per chi rappresenta i pellegrini di questo o quel Paese. Ieri pomeriggio, nei pressi dei Musei Vaticani, alcuni giovani nordamericani avevano addirittura improvvisato dei cori a sostegno dei cardinali statunitensi. Il gruppo ha incrociato altri ragazzi, brasiliani, che a loro volta urlavano il nome di un loro porporato carioca. Naturalmente il Vaticano non è uno stadio e le tifoserie sono rimaste composte, ma senza rinunciare a sostenere i loro “beniamini”.
Già, perché, in un certo senso, di beniamini si tratta. Non pochi porporati si sono concessi con favore ai fedeli e hanno dispensato, più che benedizioni, autografi e selfie. E da par loro, i giovani hanno postato su social come Instagram, storie che riprendono gli avvenimenti di Santa Romana Chiesa. «Questo - conclude il monsignore di prima - è anche il primo Conclave social, essi esercitano un’influenza emozionale, non solo tra le persone, ma credo anche tra il clero e nel Sacro Collegio». Comunque è certo, oggi alle 16,30 l’Extra Ommnes sancirà l’inizio delle votazioni ed è altrettanto sicuro che una rosa di nomi di papabili ci sia. Ma, diversamente dal passato, non è assolutamente detto che qualcuno di questa rosa la possa spuntare, anzi. Lontani dai riflettori e molto più mestamente (come hanno fatto nell’ultima settimana), anche ieri sera i cardinali di curia più influenti si sono ritrovati per una cena nel palazzo dove molti di loro vivono e che affaccia su piazza di Città Leonina. «Un’agape fraterna» per mettere a punto gli ultimi dettagli, ma all’uscita i volti dei porporati non sembravano particolarmente rilassati. L’impressione è quella che la Chiesa stia per affrontare una trasformazione epocale, dove ogni cosa non sarà più quella di prima.
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