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L'intervista

«Troppi guasti e blackout a Torino, i cavi sono stressati. Ma per rinnovare la rete ecco 44 milioni»

Emiliano Roggero, direttore distribuzione energia elettrica di Ireti: «Cantieri fino al 2026»

Emiliano Roggero, direttore distribuzione energia elettrica di Ireti

Emiliano Roggero, direttore distribuzione energia elettrica di Ireti, parla di blackout e investimenti

Continui blackout (10 da inizio d’anno) che si traducono in negozi e appartamenti senza corrente. Da metà giugno sono numerosi i quartieri che fanno i conti con le interruzioni di corrente. A darci qualche spiegazione è Emiliano Roggero, direttore distribuzione energia elettrica di Ireti.

A Torino - da qualche giorno - si stanno verificando guasti in serie, è normale?
«No, nelle ultime 48 ore abbiamo avuto una decina di guasti. Un dato molto alto rispetto alla media. Li imputiamo all’aumento del carico e allo stress della nostra rete dovuto al caldo. I cavi, anche se interrati, devono dissipare calore e più fa caldo (più il terreno si secca) più calore si genera perché maggiore è il carico».

Tutta colpa dei condizionatori?
«La colpa è delle temperature elevate oltre che dell’aumento del carico. Sono anni che stiamo cercando di rinnovare e innovare la nostra rete, per far fronte a un’elettrificazione che sarà sempre più impattante. Ireti ha vinto due bandi del PNRR all’interno di un progetto da 44 milioni di euro (fino a giugno 2026, di cui 33 di fondi Pnrr) e tutte e due riguardano la rete elettrica di Torino. Due progetti “resilienza Torino est” e “resilienza Torino ovest”. Così potremo rinnovare cabine e linee».

Quanti chilometri di cavi ci sono da cambiare?
«In totale 2.500, ma non andiamo a rinnovarlo tutto. Stiamo cercando di orientare gli investimenti in modo da non disperdere le risorse e portare benefici nel più breve tempo possibile. Abbiamo dei driver (la misura del numero dei giunti, il tasso di guasto degli ultimi 10 anni, le condizioni di posa) che possono verificare le situazioni più critiche. Abbiamo già rinnovato alcune centinaia di chilometri, sperando di aver agito sulle fonti principali di disservizio».

Quanto costa sostituire un chilometro di cavi?
«Ad oggi un chilometro di cavo interrato supera i 300mila euro di spesa. In questi anni siamo passati da 10 a 60 km all’anno di cavi sostituiti, e in questo sono utili i fondi Pnrr. È un fattore positivo ma ovviamente impatta sul piano dei lavori in città.».

Tecnici al lavoro su un guasto

Qual è il limite di temperatura?
«Le cabine sopportano fino ai 60-70 gradi. Parliamo di temperatura ambiente combinata alla capacità di disperdere il calore generato dal passaggio dell’energia elettrica».

Perché i blackout si verifiche soprattutto in certe zone (vedi Mirafiori)?
«Devo contraddirla, in realtà non è così. Negli ultimi giorni abbiamo avuto disagi ovunque. Nell’ultimo mese, certo, concentrati su Torino sud. E ovvio che se il blackout tocca molto negozi e commercianti si sentono di più le critiche».

I guasti possono essere su cavi di media e bassa tensione?
«Sì, sui cavi di media tensione sono più sentiti. Su bassa tensione, per intenderci, possono riguardare anche solo un palazzo o due. Ma anche un isolato. Andando a toccare una cinquantina di utenze o meno».

E perché si verificano di notte?
«Soprattutto in questo momento riteniamo che il grande accumulo giornaliero di calore da parte dei cavi, dovuto alla dispersione di energia trasportata, si concentri proprio nelle ore dopo il picco di calore e di carico».

C’è una formula di tutela degli ospedali?
«Tutti gli ospedali principali hanno una doppia fornitura: oltre ai loro gruppi elettrogeni hanno una anche una doppia alimentazione indipendente. Questo fa sì che se c’è un guasto su un cavo, la fornitura passi dall’altro».

Con le nuove auto elettriche bisognerà fare altri ragionamenti?
«L’elettrificazione in generale porterà a un incremento della domanda di elettricità. Bisognerà rinnovare la rete con sezioni maggiorate e nuove regole di progettazione, a cui stiamo già lavorando. Ma sarà un problema non solo torinese ma di tutta Italia, infatti ci sono più di 3 miliardi allocati per i consumi da qui al 2026».

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