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IL FATTO

L'asilo Fiat chiude per sempre. I bimbi: «Avete spento i nostri sogni»

Cartelli di protesta contro la decisione di Stellantis di chiudere il nido di Mirafiori

asilo

La festa di fine anno più amara di sempre. Perché è stata l’ultima, per Mirafiori Baby, l’asilo nido Fiat aperto da Marchionne sedici anni fa. L’asilo ha chiuso per volere di Stellantis, che avrebbe deciso di vendere l’edificio al civico 215 di corso Settembrini - anche se l’azienda non confermava la vendita e parlava di «ripensamento degli spazi di lavoro nell’area di Mirafiori» - per dargli una nuova destinazione. La data di scadenza era decisa: 31 luglio, poi fine delle attività per una struttura che dal 2007 è stata un fiore all’occhiello.

E nel giorno dell’addio i protagonisti sono stati i bimbi, talmente piccoli che forse nemmeno sanno che quei gradini accompagnati da mamma e papà non li saliranno più. “Dopo 17 anni qui non c’è più un asilo”, “Avete spento i colori dei bambini, vergogna!”, “Niente bimbi a Mirafiori”, recitavano i cartelli con le scritte a penna e i disegnini, fatti dai bambini insieme alle maestre. Varcato il cancello, sui gradini, palloncini colorati e la scritta sull’asfalto “Grazie bimbi”. E adesso? I pargoli, ora solo una cinquantina mentre negli anni precedenti erano 75, andranno in altri nidi e i più grandi alla materna. Le maestre sono state ricollocate dalla cooperativa Orsa, che aveva la gestione di Mirafiori Baby, ma a condizioni più svantaggiose: «Alcune di noi - lamenta una delle maestre - hanno accettato un monte-ore più basso per mancanza di posti disponibili. C’è chi farà 21 ore settimanali invece di 35, pur di lavorare». Insomma, lo stipendio sarà più magro. E c’è pure chi, per non restare a casa, ha detto sì a posti molto lontani, per non parlare di una cuoca che ora diventerà aiuto-cuoca.

Nel giorno dell’addio, erano presenti anche molti genitori. Chi non è passato a salutare per sempre Mirafiori Baby ha lasciato messaggi sui social, come questa mamma: «Grazie per quello che voi meravigliose maestre avete fatto per aiutarci, siete state maestre anche per noi mamme in difficoltà. Un tripudio di emozioni, fiducia, amore, affetto, comprensione, un luogo di immensa luce e vita che non potrà mai essere capito dall'aridità di chi ha deciso la vostra chiusura. Per sempre nel cuore».

E così si chiude un’esperienza durata sedici anni. Da quando Sergio Marchionne, allora ad Fiat, aveva inaugurato il nido di corso Settembrini in pompa magna, alla presenza di Sergio Chiamparino, all’epoca sindaco di Torino.

All’apertura, Mirafiori Baby era l’asilo nido aziendale più grande d’Italia, capace di ospitare fino a 75 bambini dai tre mesi ai tre anni, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9.15 alle 19.15. Il tutto su una superficie di mille metri quadri e un’area giochi esterna di 400 metri quadri, in parte coperta. La Fiat contribuiva anche al pagamento della retta per venire incontro ai dipendenti con minori disponibilità economiche. «Mi prendo l’impegno di umanizzare l’ambiente di lavoro. A noi stanno molto a cuore le condizioni dei lavoratori», così aveva parlato Marchionne il giorno dell’inaugurazione. Parole che lasciano l’amaro in bocca, visto com’è andata.

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