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l'allarme

Se chiude il Monte Bianco rischiamo il disastro economico

Per Confcommercio è necessaria la realizzazione della "seconda canna"

Turismo a rischio con la chiusura del traforo del Bianco

Turismo a rischio con la chiusura del traforo del Bianco

La mega-frana al Frejus domenica scorsa. In più la chiusura, imminente, del traforo del Monte Bianco. Uno scenario che da giorni sta provocando non solo ingorghi pazzeschi con i camion protagonisti, ma che avrà anche pesantissime ripercussioni sull'economia del Nord-Italia. Il traforo del Monte Bianco sarà infatti chiuso al traffico per circa quattro mesi, da lunedì 4 settembre al 18 dicembre, per lavori di rifacimento. Ma è una chiusura che si ripeterà nello stesso periodo ogni anno, fino al 2040. 

Ed è proprio su questo punto che le attività produttive lanciano l'allarme. Per Confcommercio è ad esempio necessaria la realizzazione della cosiddetta "seconda canna". «Anche solo l'ipotesi di un avvio della prossima stagione turistica invernale con il tunnel del Monte Bianco chiuso sarebbe un vero e proprio disastro. Sono perfettamente consapevole dell'importanza della sicurezza e degli interventi di manutenzione sulle infrastrutture, mi spiace però debbano accadere questi eventi straordinari perché vengano avviati dei ragionamenti seri su eventuali azioni e interventi infrastrutturali che eviterebbero situazioni del genere». A dichiararlo è Luigi Fosson, presidente degli albergatori valdostani, esprimendo «una seria e crescente preoccupazione a causa degli impatti negativi derivanti dalla chiusura del traforo stradale del Frejus». Sulla questione è intervenuto anche Graziano Dominidiato, presidente di Confcommercio Valle d'Aosta: «La realizzazione di una seconda canna, che evidentemente in questa situazione emerge come ancora più necessaria, deve essere messa in campo parallelamente alla realizzazione dei lavori di manutenzione programmata del tunnel del Bianco proprio per evitare situazioni di disagio come quelle che stiamo vivendo in questi giorni».

«Quella dei valichi alpini non può più essere considerata un'emergenza per il nostro Paese ma una vera e propria criticità cronica. Infatti, agli effetti dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, sulla rete dei trasporti si aggiungono anche gli impatti derivanti dalle strutturali debolezze del sistema dei trasporti in quest'area transfrontaliera, dalle perturbazioni generate da imprevedibili incidenti e da regolazioni sempre più restrittive dei transiti, adottate unilateralmente dai singoli Stati alpini, come per esempio lungo il Brennero. Una situazione frammentata e non coordinata per effetto della quale l'attraversamento dei valichi alpini rappresenta non solo un grosso problema per le imprese del trasporto in termini di tempi e di costi, ma produce enormi danni per l'economia del nostro Paese». Lo afferma Confcommercio-Imprese per l'Italia spiegando che «il ritardo di una sola ora nell'attraversamento del valico del Brennero genera complessivamente per l'intera economia nazionale su base annua un danno nell'ordine di 370 milioni di euro». Secondo l'associazione occorre «una gestione coordinata delle politiche di regolazione dei traffici e degli interventi di manutenzione dei valichi attraverso un organismo di coordinamento in sede Ue». 

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