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L'indagine
04 Settembre 2023 - 22:33
Lo sguardo triste e il volto del fratello Kevin sulla maglietta: così si è presentato oggi, in Procura a Ivrea, Antonino Laganà. E’ uno dei testimoni convocati dagli inquirenti che indagano sulla strage di Brandizzo. E lui parlerà sia come fratello del più giovane degli operai uccisi sia come dipendente della SiGiFer, l’azienda di Borgo Vercelli per cui lavoravano le vittime del disastro ferroviario di giovedì notte.
Laganà è stato convocato oggi ma parlerà mercoledì mattina: a lui, come agli altri testimoni, gli inquirenti vogliono chiedere se fosse una prassi che gli operai iniziassero a lavorare prima del via libera ufficiale di Rfi. Come avvenuto l’altra sera.
Intanto oggi si è presentata a Ivrea, come persona informata dei fatti, l’addetta alla sala controllo delle Ferrovie a Chivasso in servizio al momento dell'incidente. Nelle sue tre telefonate con il collega di Rfi che si trovava a Brandizzo, Antonio Massa, si sente la donna ripetere che i lavori sui binari non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un convoglio.
La sua testimonianza è considerata molto utile per chiarire questo e altri aspetti della vicenda: «E’ una situazione complicata ma c’è la presunzione di innocenza. Un processo andrà fatto, poi si vedrà» ha detto Alessandro Raucci, avvocato di Massa, indagato per disastro ferroviario e omicidio colposo con dolo eventuale. Raucci è stato nominato difensore d’ufficio e ha spiegato di non avere ancora avuto modo di parlare con il suo assistito, anche per quanto riguarda il sequestro subito dall’indagato.
Da Ivrea ha parlato anche Roberto Mussato, avvocato nominato da Andrea Girardin Gibin, secondo superstite e secondo indagato per l’incidente. Lui era il capo cantiere della ditta Si.Gi.Fer: «E’ molto provato - ha riferito il legale - Ed è profondamente addolorato per la perdita dei suoi compagni di lavoro».
Probabilmente i due indagati verranno ascoltati nei prossimi giorni ma i tempi dell’inchiesta si annunciano lunghi, anche per la mole di documenti che i magistrati devono vagliare. Lo ha anticipato anche anche la procuratrice capo: «Indagini come queste richiedono tempo - sottolinea Gabriella Viglione, che poi coglie l’occasione per denunciare ancora una volta la carenza di magistrati e di impiegati a Ivrea -. E da noi durano anche di più perché siamo in pochi».
Ci sarà da aspettare anche per i funerali delle cinque vittime, come riportato da Enrico Calabrese, legale dei parenti di Kevin Laganà: «L’autopsia è inutile e forse anche l’analisi del Dna: la Procura ha chiesto alle famiglie di fornire indicazioni utili per il riconoscimento, come tatuaggi e cicatrici».
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