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Il grido d'aiuto
21 Settembre 2023 - 05:00
Vigili del fuoco al lavoro dopo la tragedia di sabato fra Caselle e San Francesco al Campo
Mezzi fuori uso, pochi uomini, la sede che cade a pezzi: i vigili del fuoco dell’aeroporto parlano di «quadro raccapricciante» per il loro distaccamento di Caselle. E si chiedono: «Se sabato fosse caduto un aereo di linea?».
A denunciare la situazione è il coordinamento nazionale dell’Usb, uno dei sindacati rappresentati fra i vigili del fuoco: «L’incidente di sabato, in cui ha perso la vita la piccola Laura Origliasso, ci spinge ad accendere i riflettori sul distaccamento aeroportuale di Torino Caselle» spiegano in una nota.
Il primo punto critico riguarda la sede, ospitata in un edificio degli anni ‘80 di proprietà di Sagat, la società di gestione dell’aeroporto torinese. Ci lavorano, a turno, 80 pompieri: «E’ un edificio fatiscente dove manca la manutenzione da decenni - scrive il sindacato - I muri sono lerci e affumicati, con infiltrazioni d’acqua che non si contano più».
Non va molto meglio con i veicoli: «I mezzi DragonX6 e X8 hanno quasi 25 anni e cadono letteralmente a pezzi. A uno si è spaccato un giunto del pistone idraulico che sterza le ruote: è successo mentre viaggiava a “passo d’uomo”, se fosse capitato a 100 chilometri orari sarebbe stato un disastro». Ora quel veicolo è fermo, così come quello deputato a trasportare l’attrezzatura di soccorso ed evacuare i passeggeri in caso d’incidente aereo: «E’ rotto da oltre un anno e ancora non siamo certi se verrà mai riparato, così come l’impianto radio di un altro Dragon. Finora nessuno ha mai ascoltato i nostri appelli perché mancano i soldi!». Altro problema, il personale: «Il distaccamento di Caselle è diventato il “contenitore” dei neoassunti e dei capisquadra provenienti da tutta Italia. Tutti pompieri che non hanno formazione né esperienza di soccorso in ambito aeroportuale».
Solo il 29 e 30 agosto c’è stata un’ispezione dell’Ufficio per la regolazione aeronautica, certificazione e sorveglianza aeroporti, che dipende direttamente dal Capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco: «Sono emerse gravi criticità, come l’assenza di manutenzione ai mezzi e la mancanza di formazione nel 60/70% del personale - conclude l’Usb - Un quadro raccapricciante, cui si aggiunge la riduzione da 14 a 12 unità dell’organico in servizio: siamo trattati come spazzatura». Da qui la richiesta di risolvere immediatamente i problemi. E la domanda che spaventa: «Cosa sarebbe successo se, al posto del velivolo delle Frecce Tricolori MB339, ci fosse stato un aereo di linea con 180 passeggeri a bordo?».
«Con i loro 60 anni di storia le Frecce Tricolori incarnano il prestigio di un’eccellenza italiana, sono un simbolo dell’italianità di cui tutti vanno orgogliosi, hanno una missione unica e nobile. Tutto diventa nullo con una morte non collegata all’esistenza delle Frecce, ma alla tragicità di un destino che tutti avremmo voluto evitare». A parlare è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in risposta al question time presentato da Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra. Al centro del dibattito, l’incidente avvenuto sabato ad un aereo delle Frecce Tricolori, che è precipitato nell’aeroporto di Caselle, è scivolato all’esterno e ha ucciso una bimba di 5 anni, Laura Origliasso: «Le manifestazioni aeree sono un’attività addestrativa indispensabile per condurre operazioni complesse» ricorda Crosetto, che poi si sofferma sui costi. Un’ora di volo delle Frecce costa 6.800 euro: «Ma molto spesso pagano sponsor privati o enti locali che richiedono la loro partecipazione. E senza queste esibizioni ci sarebbero altre esercitazioni per l’addestramento».
Il ministro conclude parlando dell’impatto ambientale delle Frecce, velivoli che hanno 44 anni: «L’Aeronautica rispetta le leggi sulle emissioni. Il consumo di Co2 è pari a quello di 25 minuti di volo di un aereo commerciale a lungo raggio».
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