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LA POLEMICA
11 Ottobre 2023 - 12:09
Se oggi il Tav già viaggiasse tra Torino e Lione trasporterebbe merci e servizi solo dal Piemonte per un valore di 8,2 miliardi di euro. «Peccato, però, che dalla scorsa estate ci troviamo anche senza il Frejus: non possiamo aspettare un anno perché venga riaperta la galleria ferroviaria» spiega senza mezzi termini il presidente della Conferenza intergovernativa per l’Italia, Paolo Foietta, rientrato dal Saint Jean de Maurienne appena in tempo per prendere la parola al convegno organizzato dalla Camera di Commercio di Torino, proprio, sulle prospettive di cooperazione, trasporti, mobilità e salute con la Francia. «Una realtà molto complessa per cui, oggi, si manifesta in tutta la sua importanza la fragilità delle attuali infrastrutture» sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Dario Gallina, introducendo l’intervento del sindaco Stefano Lo Russo, non meno deciso nel ricordare l’importanza di un’accelerazione nella riapertura ai trasporti sul fronte delle Alpi. Un appello che sarà ribadito fra poco più di due settimane quando, proprio all’ombra della Mole Antonelliana il 31 ottobre, sarà ratificato il trattato di cooperazione firmato al Quirinale tra Emmanuel Macron e Sergio Mattarella nel 2021. «Ci troviamo in un momento della storia in cui non possiamo conoscere le conseguenze di ciò che capita: le sfide della transizione, climatica e ambientale, ma anche i flussi migratori, sono tutti fenomeni che non possiamo gestire in modo localistico, perché sarebbe un errore storico» ha puntualizzato Lo Russo. «Basti pensare che è sufficiente una frana per interrompere le relazioni con la Francia con danni economici e turistici enormi che, appunto, ci ha palesato la fragilità delle nostre infrastrutture».
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Sei mesi per riaprire il Frejus
Per ripristinare i collegamenti ferroviari attraverso il Frejus potrebbero bastare sei mesi, se i lavori cominciassero entro l’inverno con il «disingaggio» della frana: circa 3mila metri cubi di pietre e terra che gravano sull’autostrada e la ferrovia. «Abbiamo condotto un sopralluogo sul versante francese perché volevamo renderci conto con i nostri occhi di quella che era la situazione. La posizione del nostro governo è di far in fretta perché non è accettabile un anno di attesa» ha aggiunto Foietta, riportando anche le buone notizie arrivate dai sopralluoghi tecnici all’interno della “galleria paramassi” che non è stata lesionata. Anche i danni ferroviari, infatti, sarebbero limitati. Ma il blocco continua a impattare pesantemente anche sull’economia se si pensa che, alla fine dello scorso anno, soltanto le imprese del Piemonte hanno esportato verso la Francia merci e servizi per 8,2 miliardi di euro: in particolare, mezzi di trasporto (23,3%), prodotti alimentari (14,7%) e macchinari (14,5%). Tre settori che da soli rappresentano il 52,5% delle esportazioni dal Piemonte verso la Francia e incidono per il 14,21% sul totale, dietro alla Germania che vale il 14,35%. Una “leva” che tra il 2018 e il 2022 è cresciuta del 23%. Secondo il vicepresidente della Camera di Commercio, Enzo Pompilio, infatti, «un’economia moderna non può subordinare volumi di scambi così importanti a una situazione che è di manutenzione ordinaria. Ora si è spostato tutto su gomma, compresi i trasporti pericolosi».
L’importanza del Tav
Per questo il Tav dal 2032 rappresenterà davvero la svolta nelle comunicazioni e nei trasporti, come ricorda l’ingegnere e direttrice generale aggiunta di Telt per l’Italia, Manuela Rocca. «Ormai siamo nella fase costruttiva con 2mila persone impegnate nei cantieri. Mese per mese stiamo, poi, stanno venendo consegnate le “frese” dalla Germania: tutte e sette saranno al lavoro già nel 2025. Un fronte molto importante per noi è quello della tecnologia che nelle gallerie saranno di ultima generazione: un’innovazione che consentirà di prevenire i problemi».
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