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L'ALLARME

Ferrovie, treni e collegamenti da incubo. Ecco tutte le "frane" del Piemonte

Dall'interruzione della linea ferroviaria verso la Francia alla chiusura del traforo del Bianco, passando per i ritardi della Tav e i problemi di tengenziali e autostrade. L'esperto di trasporti Mino Giachino: "Ora il traffico rischia di esplodere"

Ferrovie, treni e collegamenti da incubo. Ecco tutte le "frane" del Piemonte

Previsto grande traffico domani in autostrada

I trasporti in Piemonte sono "una frana". Un gioco di parole che ben sintetizza la situazione presente e futura che ci troviamo a vivere. Oltre al blocco dei collegamenti ferroviari ad alta velocità con la Francia, causato appunto da una frana caduta a Maurienne in Savoia, con lo stop prolungato fino all'estate del prossimo anno, ci sono tanti altri i problemi di mobilità che si sommano a questo: a cominciare dai lavori in partenza nel traforo del Monte Bianco che congestioneranno ulteriormente il traffico veicolare e l'autostrada verso la Liguria chiusa per lavori in orario notturno. Seguono i ritardi del cantiere Tav e i progetti mai realizzati di ampliamento della tangenziale di Torino.

A fare il punto della situazione è Mino Giachino, uno dei fondatori del movimento Sì Tav Sì Lavoro, attuale presidente e amministratore di Saimare Spa e grande esperto di trasporti e logistica.

Chiusura collegamenti con la Francia e rischi per l'economia
"Sui trasporti verso la Francia è arrivata la tempesta perfetta. Tra qualche giorno il Traforo autostradale del Bianco verrà chiuso per lavori non rinviabili, la ferrovia verso la Francia sarà chiusa per altri 10 mesi almeno è tutto il traffico dovrà passare da Ventimiglia o dal traforo autostradale del Frejus usando la autostrada A32 e la tangenziale già intasata ora perché manca del tratto collinare e rappresenta un calvario per i pendolari e i trasportatori. Tutto ciò rappresenta un enorme danno per l'economia considerando che la Francia è il secondo paese per esportazioni".

Il traffico rischia di esplodere
"Il traffico rischia di esplodere. Per quasi un anno tutto il traffico passeggeri e merci passerà dalla tangenziale di Torino, già intasata di suo, dall'autostrada del Frejus e dal traforo autostradale costruito negli anni 80, con tanti saluti all’ambiente. Si prevede infatti un raddoppio dell’inquinamento che piace tanto ai Notav che infatti non dicono nulla".

Caos tangenziale
"La tangenziale di Torino non è completa ed è costellata da cantieri. Con l'aggravio del traffico, causa chiusura collegamenti, esploderà, soprattutto nel tratto che da Settimo porta a Rivoli. Il motivo? Non avendo rinnovato il concessionario, non è stata costruita la quarta corsia da Rivoli a Venaria e neppure è stata completata la parte da Chivasso a Chieri".

Liguria irraggiungibile di notte
"Secondo l‘Istituto Tagliacarne il Piemonte ha una rete autostradale superiore a quella lombarda eppure di notte non si possono raggiungere la Liguria e i suoi porti perché le autostrade sono chiuse dalle 22 alle 6 del mattino per i lavori di manutenzione straordinaria non fatti negli ultimi 15 anni". Di giorno i cantieri rallentano il traffico in entrata e in uscita dai porti di Genova, Savona e Vado.

Tav, l'eterno cantiere
"Per realizzare il vecchio traforo del Frejus, costruito a metà del 1800, ci impiegarono 13 anni. Mentre per la Tav i lavori sarebbero dovuti partire nel 2005, ma tra i No Tav e i rallentamenti vari, la fata di fine lavori è slittata al 2032. Ciò significa che ci vorrà circa il doppio del tempo rispetto al traforo del Frejus, realizzato tra il 1857 e il 71, quando di certo non esistevano le tecnologie e i mezzi di oggi. Una volta le infrastrutture si costruivano prima per accelerare lo sviluppo oggi si costruiscono dopo e cosi ci rimette il Paese".

L'appello alle istituzioni
"Conto molto sull’intervento autorevole del Governo. Il rapporto con la Francia va tenuto dal Ministeo Salvini e dal suo vice Rixi. Ma non basta accelerare i lavori, bisogna cambiare registro sulle infrastrutture che non si possono gestire così. Abbiamo bisogno di crescere. La bassa Val di Susa ha pil procapite di 15mila euro, inferiore alle regioni del sud. Vanno in cassa integrazione le aziende che utilizzano il Frejus. I danni per l'economia e il lavoro saranno ingenti. Inoltre si rischia di cambiare la mentalità delle persone, passando dalla rotaia alla gomma, con l'aumento dell'inquinamento. Un cambiamento da cui sarà difficile tornare indietro".

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