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EMERGENZA CARCERE

Altri due agenti feriti nel carcere di Torino. Nel 2023 un record di aggressioni

Eguagliato il numero di episodi violenti registrato nel 2022. I sindacati chiedono l’intervento di Giorgia Meloni

carcere torino

Ancora problemi nel carcere di Torino

Ennesima aggressione ai danni degli agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Torino. La 39ª dall’inizio dell’anno, come in tutto il 2022 quando fu toccato il poco invidiabile record di questa particolare graduatoria. Il rischio quindi, visto che alla fine dell’anno mancano ancora tre settimane, è che nel 2023 venga toccata per la prima volta “quota 40”.

A denunciare quanto avvenuto giovedì mattina nel padiglione C, è il sindacato Osapp secondo cui gli agenti aggrediti stavano accompagnando un detenuto dal piano terra al primo piano. L’uomo però è finito nel mirino di altri detenuti, che hanno tentato di colpirlo e gli agenti che lo accompagnavano - un ispettore e un agente - hanno finito per finirci di mezzo. Entrambi sono stati accompagnati al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria e dimessi con 5 giorni di prognosi, con l’invito ad effettuare ulteriori accertamenti. Con loro, sale a 41 il numero di agenti feriti nel 2023.

«Il personale della casa circondariale di Torino - dichiara Leo Beneduci, segretario generale Osapp - nonostante i sacrifici e la professionalità in grave penuria di organico, è abbandonato a se stesso, così come avviene anche nelle altre carceri italiane. La situazione oramai è drammatica e fuori controllo e, anche in ragione della massiccia presenza di detenuti con problemi di natura psichiatrica, si è giunti a un punto di non ritorno».

Un problema che, come detto, si ripete in maniera sistematica ormai da molto tempo e al quale, più e più volte, i sindacati hanno chiesto di porre rimedio. Le continue denunce di carenza di personale, di sovraffollamento, di mezzi limitati per affrontare l’emergenza e di difficoltà dovute all’aumento di detenuti con problemi psichiatrici, sono state presentate in più occasioni non solo alle autorità direttamente competenti - dell’amministrazione carceraria e del ministero - ma anche a quelle cittadine, dal sindaco al presidente della Regione. I risultati però sono stati pochi: il carcere resta un luogo chiuso, lontano dagli occhi delle persone e forse per questo i suoi problemi hanno meno “appeal” di quelli che invece si ripercuotono sulla popolazione e che quindi conquistano maggiori attenzioni dal mondo politico e giudiziario. Anche per questo ora Beneduci si rivolge direttamente al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendone l’intervento con cui «dichiarare lo stato di emergenza» e provvedendo con la nomina di un commissario straordinario che ripari in primo luogo «alle gravi carenze organizzative gestionali e alle disattenzioni degli organi dell’amministrazione penitenziaria di Roma».

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