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L'INTERVISTA
21 Dicembre 2023 - 08:00
«Trovo curioso che sia stato contestata la continuità tra Regina Margherita e Sant’Anna, in una lettera ufficiale, e che nessuno abbia mai ipotizzato di attraversare il tunnel tra i due ospedali». Non le manda a dire la direttrice del dipartimento di patologia e cura del bambino del Regina Margherita, Franca Fagioli, intervistata dopo l’approvazione dell’autonomia del suo ospedale e le successive proteste della professoressa Chiara Benedetto, direttore della Ginecologia e Ostetricia universitaria del Sant’Anna.
«Chi contesta è una struttura che non è stata inserita nel piano dell’ospedale infantile del Regina Margherita, perché ci sono due neonatologie - spiega la direttrice -, una universitaria e una ospedaliera che invece è stata inserita perché è la struttura con la quale da sempre storicamente lavoriamo in modo congiunto sui neonati che necessitano interventi chirurgici, e da sempre, con questa struttura vi è un’abitudine alla condivisione. E’ evidente - aggiunge Fagioli - che si lavorerà ancora più in sinergia, il neonato è assistito da pediatri e infermiere pediatriche, la mamma dal personale dell’adulto, e fra l’altro i due percorsi sono separati, entra la mamma con il pancione ed esce con il bambino».
La scelta è stata fatta «anche per non duplicare i percorsi e non sprecare denaro pubblico» sottolinea Fagioli che enumera poi i vantaggi dell’autonomia: «Ci saranno percorsi dedicati oltre che dal punto di vista assistenziale anche amministrativo e delle ordinazioni di materiale, e soprattutto si cercherà di convogliare al Regina Margherita la fascia adolescenziale che attualmente viene curata erroneamente come quella adulta».
«Le contestazioni quindi - evidenzia la direttrice del Regina Margherita - sono solo rumore inutile. Anche perché fino a qualche anno fa avevamo una struttura che ora si chiama “Terapia della prima infanzia” che faceva parte del Sant’Anna e un giorno è stata trasferita qui al Regina Margherita senza nessun clamore».
A preoccupare i sindacati è invece la possibile privatizzazione, dal momento che l’obiettivo della Regione è quello di trasformare l’ospedale infantile in un Irccs, come Candiolo. «Si fa confusione sul nome, ma il Regina Margherita è e rimarrà pubblico» sottolinea Fagioli, che si dice invece preoccupata per la possibile vendita di Casa Ugi in corso Unità d’Italia: «Sono stupita e auspico sia solo un errore, considerando che quell’edificio di 20 appartamenti è la casa dei bambini in cura al Regina Margherita ed è sempre piena».
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