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L'ANNUNCIO
21 Dicembre 2023 - 18:00
E’ molto raro che la Chiesa, nella fattispecie un arcivescovo diocesano, si interessi ai problemi della città, punzecchiando aziende e istituzioni, al fine di trovare un accordo comune. Eppure ieri, monsignor Roberto Repole, a una quindicina di giorni dalla richiesta di chiarimenti da parte di Stellantis sul futuro della fabbrica di Mirafiori, ha fatto sapere che verrà accolto dal Gruppo presumibilmente per far luce sul futuro del lavoro a Torino: «Incontrerò Stellantis» si è limitato a dire, durante la conferenza stampa di fine anno presso la sede dell’Arcidiocesi di via dell’Arcivescovado. Un annuncio sintetico ma molto significativo, che comunica una presa di posizione forte, già palesata, del resto, nel titolo dell’incontro: “Una visione prospettica, costruttiva per il futuro di Torino e del Piemonte”.
La prospettiva al momento non è cerco confortante per la nostra città, come infatti spiega l’arcivescovo: «Viviamo contesti in cui c'è gente che perde il lavoro, di fabbriche che chiudono e queste sono persone, sono relazioni familiari, non numeri». Il rimando alla vocazione industriale perduta della Fiat è evidente.
E non è certo un caso che Repole abbia approfittato della conferenza per anticipare due futuri incontri riguardanti i temi sociali e il lavoro: «La sera del 16 gennaio incontrerò in un dibattito pubblico il sindaco Lo Russo e il presidente della Regione Cirio sul futuro e le questioni economiche e sociali del territorio, mentre il 20 gennaio è prevista una mattinata di riflessione con i politici e con gli amministratori locali sull’impegno per il bene comune».
La direzione intrapresa dal vescovo sembra quindi quella di voler essere parte integrante nella ripresa della città: «Guardando al domani - ha sottolineato - non basta lamentarsi, ma invece occorre soprattutto pensare e lavorare per costruire il futuro di Torino e della regione attraverso una visione prospettica delle questioni riguardanti il mondo del lavoro, coinvolgendo tutte le istituzioni».
Repole ha anche fatto una critica sottile alla società in cui viviamo: «La sensazione è che siamo tutti vittime dell’economicismo, la cultura dominante tende ad enfatizzare i diritti individuali a discapito di un richiamo a dimensioni e diritti sociali che sono ugualmente importanti». «Sarebbe bello - ha sottolineato - non vedere soltanto egoismo ma i grandi germi di generosità che a Torino esistono. In questi giorni - ha ricordato - sono andato al Regina Margherita e ho visto medici, infermieri e insegnanti che offrono ai bimbi meno fortunati al possibilità di vivere qualche ora serenamente, sono stato a Casa Amica che mette a disposizione i letti per i malati e al carcere di Torino, dove ho visto le bellezza dei volontari che fanno sentire i detenuti meno soli».
L’arcivescovo ha poi parlato dei giovani, ricordando l’incursione degli ambientalisti alla messa in Duomo, definendola un gesto «un po’ grossolano ma di grande risalto». E ha concluso con una preghiera di pace, ricordando la messa della viglia di Natale al Duomo, preceduta dalla marcia guidata dal Sermig.
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