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l'incidente di borgaro

Ucciso da un'auto pirata: «Giuseppe non lavorava più, ma in bici era felice»

Parla la compagna del 47enne morto sulla provinciale: «Era a casa, ma non perdeva il sorriso»

I carabinieri sul luogo dell'incidente e, nel riquadro, Giuseppe Grippaldi

I carabinieri sul luogo dell'incidente e, nel riquadro, Giuseppe Grippaldi

Da un anno l’avevano lasciato a casa. «Mi diceva sempre: “Vado in bicicletta così non penso al lavoro che non ho più”. La bici era diventata la sua nuova ragione di vita», racconta la compagna Morgana Trovato, in lacrime, stretta nell’abbraccio con la madre della vittima, Carmela. Entrambe piangono la morte di Giuseppe Grippaldi, 47 anni, ucciso da un’auto pirata in via Santa Cristina, appena fuori Borgaro. Il conducente della vettura, una Fiat Panda, dopo avere investito Giuseppe non si è fermato a soccorrerlo ed è scappato via, ma i carabinieri sono riusciti a rintracciarlo: si chiama Marco L., ha 56 anni e vive a Caselle, dove fa l’idraulico. Arrestato, l’uomo adesso si trova ai domiciliari. Rischia grosso perché ora le accuse - in Procura il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Paolo Scafi - sono omicidio stradale e omissione di soccorso.

Il pirata infatti non si è costituito, ma sono stati i carabinieri a rintracciarlo dopo avere analizzato tutti gli indizi. In primis le telecamere, con le immagini del distributore di benzina Esso di fronte al quale è avvenuto l’investimento mortale, e del raccordo Torino-Caselle, più altri “occhi elettronici” presenti sulla provinciale. In più, i militari hanno ispezionato i pezzi di carrozzeria lasciati dall’auto e ascoltato le testimonianze di chi si trovava vicino al luogo del sinistro in quel momento, riuscendo a rintracciare e arrestare il pirata della strada.

Giuseppe Grippaldi era un grafico pubblicitario. Lavorava alla Cibra Pubblicità di San Maurizio Canavese. Poi era stato lasciato a casa. Disoccupato, non aveva però perso il sorriso. «Aveva una barzelletta pronta per ogni occasione e mi dava una mano a casa», ricorda la compagna Morgana, infermiera a Chieri. E poi c’era la bici. Giuseppe se ne prendeva cura, e con indosso tuta e casco partiva da casa per pedalare. Lo ha fatto anche domenica, trovando la morte in una strada al centro di polemiche. «E’ pericolosa, mio figlio va in bici e gli ho detto di non percorrerla più», racconta Carlo Andreucci, vicino di casa della vittima. Anche la famiglia di Giuseppe è d’accordo: «In quella strada le auto vanno fortissimo». «Mi unisco al dolore per la perdita di un concittadino. Quella è strada ad alto scorrimento per cui non si possono mettere dossi o rallentatori», spiega Claudio Gambino, il sindaco di Borgaro.

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