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L'inchiesta
14 Marzo 2024 - 07:00
La messa e le visite al cimitero a Torino, il fatto che Marella Caracciolo non sapesse il tedesco e che la casa di Lauenen, in Svizzera, avesse scale e rampe: sono alcuni degli elementi con cui Margherita Agnelli ha sostenuto la residenza fiscale fittizia della madre, in aggiunta alla dichiarazione infedele dei redditi «perlomeno» negli ultimi due anni di vita della vedova dell’Avvocato. Vicenda che «di per sé quasi non avrebbe necessità di ulteriori prove».
Lo si legge nell’atto con cui giudici del Tribunale del Riesame annullano parte del sequestro di documenti, pc e cellulari trovati a casa degli indagati per l’evasione fiscale di Donna Marella, cioè il nipote John Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio Urs von Groningen. Un atto che, nel frattempo, è stato superato dalle ulteriori “mosse” di questi giorni da parte della procura di Torino. Cioè l’iscrizione nel registro degli indagati di Lapo e Ginevra Elkann e la nuova accusa di truffa ai danni dello Stato e all’Agenzia delle Entrate, alla luce della presunta “strategia dell’evasione” mirata nel far figurare la vedova Agnelli come residente in Svizzera.
Queste mosse hanno permesso di mantenere il sequestro dei documenti della Dicembre, la cosiddetta “cassaforte degli Agnelli” che potrebbe nascondere altri reati. Una risposta al ricorso degli indagati e alle tesi dei giudici del Riesame, che hanno concesso il sequestro solo sugli «elementi che con certezza abbiano una connessione con l’unico tema emerso: la percezione della rendita vitalizia e la esterovestizione della dimora della Caracciolo».
In attesa dell’ulteriore replica dei difensori degli indagati e dello sviluppo dell’inchiesta, la decisione dei giudici del Riesame permette di scoprire altri dettagli della guerra sull’eredità dell’Avvocato, che ormai da mesi anima il Palazzo di Giustizia di Torino. E intanto, secondo qualcuno, mette in dubbio l’intero impero della famiglia Agnelli-Elkann.
«L’assenza di ogni riferimento alla rendita versata da Margherita Agnelli alla madre rende inevitabilmente lampante il fumus commissi delicti» scrivono i giudici, usando il termine latino che indica la consistenza di indizi di colpevolezza. Che sarebbero da attribuire a John Elkann e a Ferrero, che avrebbero istigato Marella Caracciolo a trasferire la residenza in Svizzera. Un trasferimento fasullo, come dimostrerebbero anche «gli affetti, le iniziative culturali ed editoriali, le frequentazioni religiose dominicali e le strutture cimiteriali di famiglia» della signora, come riportano i giudici riprendendo le accuse della figlia Margherita. Che cita anche la mancata conoscenza del tedesco della madre, che nessuno fra commercianti e residenti conosceva a Lauenen.
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