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L'inchiesta

Agnelli, indagati anche Lapo e Ginevra: truffa allo Stato

Si allarga l'indagine sull'eredità e John Elkann

Agnelli, indagati anche Lapo e Ginevra: truffa allo Stato

Si allarga l'inchiesta sulla eredità Agnelli. Dopo le ultime perquisizioni a opera della guardia di finanza, sono stati indagati anche Lapo e Ginevra Elkann. Alle accuse, anche per John Elkann, si aggiunge quella di truffa ai danni dello stato per l'evasione delle tasse di successione sul lascito di Marella Agnelli.

Ai fratelli Elkann in buona sostanza viene contestato di non aver versato all'erario italiano le tasse di successione su circa 700 milioni di euro, parte dell'eredità di Donna Marella, mancata nel 2019.  Soldi transitati dalla società Bundeena alla Tremaco in Liechtenstein, una società fiduciaria che sarebbe il "deposito" dei fratelli Elkann all'estero.

Se all'inizio si ipotizzava - nei confronti di John ma anche del commercialista Gianluca Ferrero, presidente della Juve, e del notaio svizzero Urs von Grueningen - una dichiarazione infedele dei redditi per il 2018 e 2019, adesso si risale fino al 2016. La contestazione è legata al trattamento fiscale del vitalizio che, in base a un accordo preso nel 2004, riceveva da Margherita, la figlia, che aveva rinunciato all'eredità paterna in cambio di una "buonuscita" quantificata, all'epoca, in un miliardo e 272 milioni di euro.

La svolta è arrivata nella giornata di giovedì, quando gli avvocati di Elkann si apprestavano a ritirare i documenti precedentemente sequestrati dalla Guardia di Finanza e poi "restituiti" dal Riesame. In realtà i militari, su mandato della Procura, hanno trattenuto ulteriormente buona parte dei documenti e contestato la nuova accusa.

Vertendo tutta l'inchiesta o quasi sulla residenza fittizia di Marella Agnelli in Svizzera, secondo i pm Giulia Marchetti, Mario Bendoni e l’aggiunto Marco Gianoglio, oltre all'evasione fiscale e la truffa ai danni dello Stato, l'attenzione si concentra su tutta la parte ereditaria della vedova dell'Avvocato: dunque non solo i beni, ma anche le quote della società Dicembre - la cassaforte di Famiglia che controlla Exor - di cui lei deteneva l'usufrutto, mentre i tre fratelli avevano la nuda proprietà in seguito a cessioni e donazioni.

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